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Siria, il sì del Senato Usa a Obama: raid militare entro 60 giorni

Ora si aspetta il 9 settembre, data in cui il Congresso sarà chiamato a votare per il sì definitivo. Cina e Russia rimangono contrarie

Francesca Canelli
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L'ipotesi di un raid statunitense in Siria si fà sempre più reale. Oggi il Senato sarà chiamato a votare sulla bozza di risoluzione che autorizza l'intervento militare americano contro il regime di Assad. Elaborato tenendo conto delle posizioni repubblicane e democratiche, il testo prevede un limite di 60 giorni per l'operazione, con la possibilità di una sola proroga di altri 30 giorni previa approvazione del Congresso. Si vieta inoltre un attacco via terra, ipotizzato dal segretario di Stato John Kerry e prontamente stroncato dal repubblicano Bob Corker, che aveva defito la sua idea "non molto appropriata". Se la bozza sarà approvata, come appare probabile e come spera il presidente Usa Barack Obama, passerà all'esame dell'aula il 9 settembre.  I repubblicani si erano già schierati a favore dell'azione militare attraverso il portavoce John Boehner: tenendo conto delle richieste dell'opposizione il testo è stato modificato e sostituito a quello proposto in un primo momento dalla Casa Bianca, giudicato eccessivo per tempi e spazio di manovra. Intanto a parlare è anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, che aveva scongiurato la decisione di attacco statunitense senza l'appoggio delle Nazioni Unite. A rimanere ferme sulla loro posizione anche Russia e Cina. Vladimir Putin ha ribadito che in mancanza di prove certe sull'uso di gas chimico a Damasco è impossibile pensare a un'azione di forza. In questo clima Obama è volato in Svezia, dove nel 2009 ricevette il premio Nobel e prima tappa del viaggio verso San Pietroburgo, città in cui si terrà il G20. Un summit sempre più arroventato: nessun incontro bilaterale col leader russo, mentre ci sarà un vertice tra Obama e Hollande e col presidente cinese Xi Jinping.

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