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Siria, Damasco: sì alle armi chimiche sotto il controllo internazionale

Il regime accetta di porre l'arsenale sotto il controllo internazionale. I dubbi degli Stati Uniti: "Difficile credere a un brutale dittatore"

Francesca Canelli
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In una serie di interviste rilasciate alle televisioni statunitensi, il presidente Barack Obama ha affermato che la risposta favorevole della Siria alla richiesta della Russia di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche, "potrebbe essere un notevole passo avanti". Il capo della Casa Bianca ha deciso di verificare se la proposta di Mosca, che ha incassato un primo sì da Damasco, abbia una consistenza reale o sia solo una strategia per prendere tempo. Del resto Obama è sempre meno sicuro di riuscire a incassare il sì del Congresso all'intervento, e l'azione militare non è gradita dall'opinione pubblica: il 63% degli americani, secondo gli ultimi sondaggi, boccia l'intervento in Siria.  Pure essendo una soluzione intermedia rispetto a quanto era stato chiesto dal segretario di Stato degli Usa, John Kerry, ovvero la consegna di tutte le armi all'organizzazione internazionale, la decisione potrebbe perlomeno rimandare un possibile attacco americano al regime di Bashar al-Assad. Anche Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, si è unito alla richiesta internazionale rivolta a Bashar al-Assad, chiedendo la distruzione delle armi possedute dalla Siria. Intanto il Senato americano ha rinviato il voto sull'attacco, senza comunicare una nuova data. Le pressioni - A spingere la Siria ad accettare l'opzione potrebbero essere state le pressioni esercitate dagli alleati russi, congiuntamente alle parole pronunciate dal segretario dell'Onu, che aveva prospettato il benestare delle Nazioni Unite a un attacco nel caso in cui l'uso del gas chimico fosse satto accertato. Anche la liberazione di Domenico Quirico e dello storico Pierre Piccinin, i quali avrebbero testimoniato che potrebbe non esserci alcuna certezza sul fatto che sia stato il regime ad aver usato il gas contro i civili, potrebbe aver contribuito ad ammorbidire la posizione siriana. Le reazioni internazionali - Da Isrlaele arriva la reazione favorevole alla proposta. Alla guerra sarebbe preferibile la rimozione da parte di Bashar al Assad del suo arsenale chimico. Lo ha detto una fonte ufficiale israeliana citata in forma anonima da Ynet. ''Questa - ha detto la fonte riferendosi agli sforzi diplomatici in tal senso - è la migliore soluzione anche per Israele. Ognuno ora sta giocando il proprio gioco, ma l'interesse è quello di eliminare gli arsenali chimici di Assad, senza guerra''. Più scettica la risposta della Gran Bretagna. "Se la Siria mettesse le proprie armi chimiche sotto la supervisione internazionale chiaramente sarebbe un grande passo avanti - ha detto David Cameron in parlamento - bisogna fare attenzione però che ciò non diventi un tattica per creare un diversivo spostando la discussione su altro piano rispetto al tema sul tavolo". La reazione dei ribelli - Il comandante delle forze dell'opposizione siriana, Selim Idriss, invita l'Occidente a procedere con l'intervento armato e a diffidare dalla proposta russa - apparentemente accolta dal regime siriano - di porre sotto controllo internazionale l'arsenale chimico del regime. "Chiediamo un attacco e avvertiamo la comunità internazionale che il regime (di Assad) racconta bugie e che (il presidente russo Vladimir) è il suo maestro di menzogne. Putin è il piu' grande bugiardo", ha detto Idriss ad al Jazira.  

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