Corea del Nord, il cargo pieno di armi: gli affari di Kim Jong-un a pochi chilometri da casa nostra
La Corea del Nord finanzia il proprio programma missilistico principalmente vendendo armi. Non è nuova questa notizia all'intelligence americana, che nell'agosto scorso ha coadiuvato le autorità egiziane nel sequestro di un carico di lanciarazzi nordcoreani del valore di 23 milioni di dollari in transito per il canale di Suez. Un carico di 30mila unità, nascosto nel cargo "Jie Shun", battente bandiera cambogiana ma con equipaggio nordcoreano. Secondo un documento dell'Onu, pubblicato dal Washington Post, si tratterebbe "del più grande sequestro di armi nella storia delle sanzioni alla Corea del Nord". Le armi erano state acquistate da alcuni uomini d'affari egiziani con l'obiettivo di rivenderle all'esercito del Cairo. Per il momento Pyongyang riesce ancora a sfruttare a proprio vantaggio le sanzioni commerciali decretate dalla comunità internazionale. Il governo nordcoreano ha infatti intessuto relazioni economiche sempre più strette con quei Paesi esclusi dal consesso internazionale: Iran, Cuba, Siria e Birmania. Stati che vantano storicamente relazioni privilegiate con Pyongyang per motivi politici, in quanto guidati per anni da governi socialisti quando non dichiaratamente comunisti, come Cuba. La Corea del Nord gestisce una fetta importante del mercato bellico con questi Paesi, il cui prezzo pregiato sono le armi e gli equipaggiamenti della Guerra Fredda, di cui Kim dispone in virtù dello stretto legame avuto in passato con l'Unione Sovietica. Urss che è stata sostituita nel suo ruolo fondamentale nei rifornimenti di denaro e di tecnologia militare alla Corea del Nord dalla Cina, ora principale partner commerciale di Pyongyang. Ruolo che però potrebbe essere messo in discussione dalle nuove sanzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu che il colosso asiatico si è impegnato ad applicare, imponendo l'espulsione dal Paese delle imprese gestite da cittadini nordcoreani.