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Chi è Flynn, l'ex generale che fa tremare Trump

Usa

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Roma, 2 dic. (AdnKronos) - Era il 18 novembre 2016 quando Donald Trump gli affidò l'incarico di consigliere per la sicurezza nazionale. Generale a riposo di grande esperienza, Michael Flynn arrivò alla Casa Bianca dopo essersi attirato le critiche di molti, anche al Pentagono, per le sue posizioni anti-Islam, che sarebbero state all'origine, a sua detta, dello strappo con Barack Obama quando era ancora a capo della Defense Intelligence Agency, e per le sue posizioni filo-russia, che lo misero subito in sintonia con il neoeletto presidente statunitense. Ed è stato proprio il legame con la Russia ad averlo portato al centro delle indagini sul Russiagate, prima come indagato e ora come 'testimone chiave' dell'inchiesta che fa tremare il presidente Trump. LA CARRIERA MILITARE - Laureatosi all'università di Rhode Island, Flynn ha un'esperienza trentennale nell'esercito e, oltre alle tre stelle sulle sue mostrine, può vantare successi decisivi nello smantellamento delle reti degli insorti in Afghanistan e Iraq. Ma la sua ascesa verticale nell'intelligence avviene durante l'amministrazione Obama. Nel 2012 l'allora presidente statunitense lo sceglie per guidare la Defense Intelligence Agency, l'intelligence militare, ma viene costretto a lasciare l'incarico nell'agosto del 2014 per tensioni e divergenze con la Casa Bianca: Flynn non reagì con disciplina militare e in diverse occasioni attaccò in pubblico il comandante in capo. Dopo aver lasciato l'esercito, nel 2014 fonda una propria società di consulenza, la Flynn Intelligence Group, anch'essa sotto inchiesta per, tra le altre cose, relazioni con affaristi turchi vicini a Erdogan. Nel novembre 2016 riceve dal neoeletto presidente Trump l'incarico di consigliere per la sicurezza nazionale ma nel febbraio successivo è costretto a dimettersi per aver mentito su rapporti intrattenuti con funzionari russi, con i quali avrebbe discusso della revoca delle sanzioni, prima dell'insediamento del nuovo presidente americano. IL RUSSIAGATE - Secondo le indagini sul Russiagate Flynn avrebbe parlato di una possibile revoca delle sanzioni contro Mosca con l'ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, il 29 dicembre scorso, lo stesso giorno in cui il presidente uscente Barack Obama annunciò nuove misure restrittive per le interferenze russe nel voto di novembre. In base al Logan Act, una legge federale risalente al 1799, è illegale per un privato cittadino - e tale era allora Flynn - negoziare con funzionari di governi stranieri che abbiano contenziosi aperti con gli Stati Uniti. Non solo: la 'colpa' dell'ex consigliere per la Sicurezza nazionale sarebbe anche quella di aver negato di aver parlato del tema, smentito successivamente da una fonte dell'amministrazione. Tanto che il procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, lo ha incriminato per aver reso "volontariamente e consapevolmente" "dichiarazioni false, fittizie e fraudolente" all'Fbi, riguardanti le sue conversazioni con l'ex ambasciatore russo a Washington. Lo stesso Flynn si è dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi e ha deciso di collaborare con l'inchiesta di Mueller. "La mia decisione di dichiararmi colpevole e di cooperare con l'ufficio del Consigliere speciale - ha spiegato - riflette una decisione che ho preso nel miglior interesse della mia famiglia e del mio paese. Accetto la piena responsabilità delle mie azioni". L'ammissione di colpevolezza di Flynn, scrive il Washington Post, è un "segno infausto" per la Casa Bianca in quanto l'ex segretario alla sicurezza potrebbe portare alla luce eventuali azioni di intralcio alla giustizia e reati finanziari legati all'elezione di Trump, svelando retroscena e persone coinvolte. Emblematico il fatto che una delle dichiarazioni rese da Flynn coinvolgerebbe il genero di Trump Jared Kushner, già tra i principali indagati per il Russiagate.

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