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Vaticano e Papa Francesco, la resa al regime cinese: scaricano il vescovo minacciato e prelevato con la forza

Andrea Tempestini
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All'orizzonte, una rovinosa crisi diplomatica tra il Vaticano di Papa Francesco e Taiwan. La ragione? La Santa Sede si piega alla Cina. Come? Ha chiesto le dimissioni di monsignor Zhuang Jianjiang di Shantou (Guangdong) già due volte in tre mesi. Il monsignore fu ordinato in segreto nel 2006, con l'approvazione del Vaticano, ma il governo cinese lo riconosce solo nel grado di sacerdote, e nel contempo Pechino sostiene un vescovo scomunicato, monsignor Giuseppe Huang Bingzhang, il quale è da lungo tempo membro dell'Assemblea Nazionale del Popolo, cioè il Parlamento cinese. Leggi anche: Il brutto sospetto sul Papa, il caso della parola "Cristo" Fonti di stampa non ufficiali ma vicine al Vaticano, rilanciate dal giornale online Asianews, riferiscono che con una lettera datata 26 ottobre, il Vaticano chiedeva al vescovo, 88 anni, di dimettersi e di lasciare la sua cattedra al vescovo scomunicato che la Santa Sede, sottomettendosi alla Cina, sarebbe pronto a riconoscere. Eppure dal Guadong, hanno confermato che monsignor Zhuang ha nettamente rifiutato di obbedire e che si sarebbe assunto le conseguenze etiche e religiose della sua scelta, intesa come un sacrificio in difesa della Croce. Ma vi è un secondo caso diplomatico rivelato dalle stesse fonti, che risale ai giorni che vanno dal 18 al 22 dicembre scorsi, quando monsignor Zhuang fu prelevato dalla sua diocesi nel Sud della Cina e portato nella freddissima Pechino per incontrare alcuni alti rappresentanti governativi, oltre che una delegazione dello Stato vaticano. Il vescovo, si apprese, era sotto stretto monitoraggio dagli inizi di dicembre: pur sapendo che fosse in precarie condizioni di salute e nonostante la sua età, le autorità cinesi hanno rifiutato la domanda del prelato, che non voleva essere portato a Pechino. Gli era stata garantita la presenza di un medico, ma le fonti non ufficiali parlano di un viaggio verso la gelida Pechino alla presenza di sette rappresentanti governativi ma nessun medico al seguito. E nessun sacerdote. Mentre monsignor Zhuang veniva interrogato a Pechino, la delegazione dello Stato vaticano s'è spostata a Sud, più precisamente nella provincia del Fujian, per incontrarsi con Monsignor Vincenzo Zhan Silu, uno dei sette Vescovi cinesi in attesa di essere riconosciuti dallo Stato Vaticano. Secondo rumors locali, sembrerebbe che al vescovo ordinario attuale di Mindong, monsignor Giuseppe Guo Xijin della Chiesa cristiana cosiddetta "sotterranea", ossia quella non riconosciuta da Pechino, sia stato chiesto di ridursi al ruolo di vescovo Ausiliare di Monsignor Zhan. Casi che dimostrano come il Vaticano, ora, sia pronto a piegarsi ai diktat di Pechino e della Cina. Ed in questo contesto monta il caso diplomatico citato con Taiwan in premessa: legislatori ed esperti di diritto di Taiwan, infatti, hanno chiesto al governo centrale di intervenire con misure appropriate per arginare questo inatteso avvicinamento tra Vaticano e Cina.

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