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Quei 700mila euro dalla Bmwche inguaiano la Merkel

La Cancelliera accusata di aver ricevuto finanziamenti dagli azionisti della casa automobilistica in cambio del blocco delle misure europee antiemissioni

Alessandro Carlini
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Il “patto col diavolo” che lega Angela Merkel all'industria automobilistica tedesca sta costando caro alla cancelliera che si è venuta a trovare in una situazione che ha tutte le caratteristiche di uno scandalo politico. I tre maggiori investitori del colosso Bmw hanno donato al partito della Merkel, la Cdu, quasi 700 mila euro pochi giorni prima di una decisione cruciale in sede europea: quella sulla normativa che limita le emissioni della CO2 nelle nuove auto a 95 grammi per km per il 2020. Non a caso Berlino lunedì ha bloccato tutto e subito la stampa e l'opposizione hanno puntato il dito contro la Merkel accusandola di aver preso i soldi proprio per proteggere l'industria nazionale anche mettendo a rischio l'ambiente.    Durante il Consiglio che ha riunito i ministri dell'Ambiente europei in Lussemburgo, la Germania ha ottenuto una sia pur limitata riapertura dell'accordo informale già raggiunto a giugno fra la presidenza di turno dell'Ue, la Commissione e il Parlamento europeo, che aveva confermato l'obiettivo del 2020. Non finisce qui: Berlino ha esercitato forti pressioni sottobanco su tutti i Paesi che hanno fabbriche di auto tedesche (Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, e Portogallo) perché accettino di posporre di quattro anni l'obbligo per i costruttori d'auto di rispettare i nuovi limiti alle emissioni. E chiaro che la Merkel ha avuto più che a cuore, come ha fatto sempre del resto, gli interessi dell'industria nazionale. In questo caso però pare che si sia superato il limite della decenza e delle lobby coi soldi arrivati dalla famiglia Quandt-Klatten, proprietaria di Bmw, che da tempo sborsa migliaia di euro per le campagne elettorali della Merkel. In questo caso hanno voluto aspettare il dopo elezioni ma questo non elimina, anzi, acuisce le accuse secondo cui era un chiaro invito al governo che doveva bloccare la riforma sulle emissioni che metterebbe a rischio il mercato delle auto di lusso, proprio quelle che la Germania sforna per i clienti in tutto il mondo. Per Christina Deckwirth, dell'organizzazione LobbyControl, il tempismo scelto dalla Bmw è fin troppo sospetto. E soprattutto la notizia arriva in un momento delicatissimo per la cancelliera al suo terzo mandato ma soprattutto alla ricerca di una coalizione di governo stabile. Cosa sempre più difficile se questo scandalo si ingrandisse. I socialdemocratici hanno criticato aspramente quanto successo, affermando che non getta certo una buona luce sulla politica. «Il sostegno della Merkel per l'industria dell'auto non fa che dare più argomenti a chi critica il processo delle donazioni ai partiti», ha detto Joachim Poss dell'Spd. Mentre un deputato della Sinistra è stato ancora più duro: «È il grossolano esempio di come la politica si svenda», ha tuonato Klaus Ernst.  Del resto non deve più di tanto meravigliare questa notizia. La Merkel ha affermato più volte il suo ''amore'' per le automobili tedesche anche se ha ammesso di non guidarne una. Lo ha fatto ad esempio all'ultimo Salone dell'auto di Francoforte.  «Il governo tedesco si impegna a sostenere un equilibrio ragionevole tra gli obiettivi ambiziosi da una parte e la libertà delle imprese dall'altra», ha spiegato. Non può essere che tutta l'industria del settore si metta a costruire auto economiche, ha considerato Merkel schierandosi al fianco dei produttori tedeschi di modelli di alta fascia. «Per la crescita e l'innovazione c'è bisogno di auto di tutte le classi», ha chiosato. Per questo, ha aggiunto «l'Europa deve imparare che noi non siamo un continente isolato. Dobbiamo guardare oltre i nostri confini», evitando di appesantire la nostra industria oltre i limiti posti in altri continenti. Pare quindi ridicolo l'impegno preso, ma non rispettato, di costruire auto elettriche in grade numero. L'obiettivo  di metterne in strada un milione entro il 2020, preso dalla Merkel, è stato più volte definito come irrealizzabile. Anzi come «uno specchio per le allodole» per gli ambientalisti. Attualmente in Germania ne circolano poco più di 7mila. Sono quindi al limite del ridicolo i colloqui che la Merkel continua a fare coi Verdi per una eventuale coalizione di governo. Nel 2005, furono necessari oltre due mesi di trattative prima dell'entrata in funzione di un governo di Grande coalizione guidato da Angela. Dopo questo scandalo ne potrebbero servire anche di più, visto che tutti a sinistra guardano con titubanza alla cancelliera. Alessandro Carlini   

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