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Emmanuel Macron, rimpasto di governo: fa ministri un gay e quello che disse "italiani vomitevoli"

Cristina Agostini
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I francesi si aspettavano qualcosa di più radicale dal rimpasto ministeriale di ieri, alla luce dei tredici lunghissimi giorni di riflessione che si è concesso il presidente della Repubblica Emmanuel Macron. E invece, il nuovo governo di Parigi è il simbolo di un potere, quello macronista, che non ha più il fascino dei primi tempi, quando socialisti e gollisti si arrabattavano per salire sul carro del liberale di Amiens, e che è costretto a chiamare i pochi fedelissimi rimasti per continuare a sopravvivere. «Niente di nuovo sotto il cielo molto nuvoloso della macronia», ha riassunto ieri all'Assemblea nazionale Virginie Duby-Muller, esponente dei Républicains (Lr). «Ci si aspettava che l'allenatore annunciasse una nazionale francese rivoluzionaria: ma non è così. È un governo di fedeli, quando più nessuno crede al messia», ha commentato Boris Vallaud, portavoce del gruppo Socialistes et apperentés al Parlamento. Leggi anche: "Sconcertante, domani a Macron...". La porcheria dei francesi sui migranti Dopo aver incassato diversi rifiuti, tra cui quello di Mathieu Klein, presidente socialista del Consiglio dipartimentale della Meurthe-et-Moselle, e di Dominique Bussereau, ministro sotto Chirac e Sarkozy, Macron ha deciso di puntare tutto sui marcheurs della prima ora. A partire da Christophe Castaner, promosso al ministero dell'Interno, dopo essere stato presidente di En Marche! e ministro per le Relazioni con il Parlamento. Accanto a lui, per garantire più stabilità, l'inquilino dell' Eliseo ha nominato come segretario di Stato Laurent Nuñez, fino a ieri capo della Dgsi, i servizi segreti interni di Parigi. Nessuno aveva visto arrivare la designazione di Nuñez, dopo che nelle ultime ore era circolato con insistenza il nome di Frédéric Péchenard. Quest' ultimo, però, aveva un profilo troppo "a destra", ed è noto per essere stato uno dei superpoliziotti di Sarkozy assieme allo "squalo" Bernard Squarcini. Meglio non rischiare, si sarà detto Macron. Alla Cultura, al posto della criticatissima François Nyssen, è salito l' unico ministro di destra di questo rimpasto, Franck Riester, ex Lr, gay, vicino al premier Philippe. All'Agricoltura, è stato promosso un socialista, Didier Guillaume, alla Coesione dei territori, una centrista, Jacqueline Gourault, e ha ottenuto un portafoglio ministeriale anche quel Gabriel Attal che osò definire «vomitevole» la posizione del governo italiano sui migranti: il deputato 29enne è stato nominato segretario di Stato presso il ministro dell' Istruzione. Quattro ministri uscenti, otto in entrata, e sei portafogli allargati tra cui quello di Marlène Schiappa, segretaria di Stato alle Pari opportunità, e, da ieri, anche alla Lotta contro le discriminazioni. Ma anche parità perfetta, 17 ministri uomini e 17 ministri donne. Anche se le femministe già si lamentano, perché gli uomini hanno dei dicasteri «più strategici». di Mauro Zanon

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