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Cesare Battisti, l'ipotesi: venduto perché non ha onorato un prestito?

Davide Locano
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Dopo 37 anni, intorno alle 12.30, è previsto l'arrivo in Italia, a Fiumicino, del terrorista Cesare Battisti: la sua fuga infinita si è spenta in Bolivia, dove si era rifugiato alla caccia dell'asilo dopo che il Brasile di Jair Bolsonaro aveva deciso di consegnarlo all'Italia. Le autorità sapevano che si trovasse proprio in Bolivia, ma rintracciarlo e catturarlo non è stato semplice. Ci è riuscita una task force dell'Interpol composta da italiani, brasiliani e boliviani soltanto poche ore fa. Ma cosa ha tradito, il terrorista rosso Battisti? Non solo le tracce elettroniche, i contatti con l'Italia e le reti wi-fi. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Battisti - condannato a due ergastoli in Italia per quattro omicidi - potrebbe essere stato in una qualche misura anche venduto. Leggi anche: Vauro, vergognati: difende ancora Cesare Battisti Si suppone che abbia cercato rifugio nei villaggi più pericolosi della Bolivia, quelli più difficili da raggiungere e dove le persone, spaventate da ciò che le circonda, semplicemente non chiedono nulla. Battisti è stato sorpreso con pochi spicci in tasca, un paio di dollari: l'ipotesi è che l'assenza di soldi avesse iniziato a tormentarlo. Proprio come potrebbe essere stato tormentarlo da chi gli aveva concesso dei prestiti in passato, poi non onorati. Dunque, l'ipotesi, è che qualcuno di questi possa averlo venduto, vendicandosi fornendo importanti informazioni a chi gli dava la caccia. Informazioni che hanno permesso di catturarlo: non aveva né guardie armate né un documento falso. E quando ha capito che per lui dopo quasi 40 anni di impunità era finita, riferiscono dei testimoni, per due volte, solo, si è messo a singhiozzare.

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