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Emmanuel Macron, l'ultimo suicidio: riporta "a casa" 130 terroristi islamici

Davide Locano
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Nuovi arresti a Strasburgo. La Direzione centrale della Polizia giudiziaria (DCPJ) ha comunicato martedì mattina l' arresto di Albert B., 78 anni, sospettato di aver fornito la pistola a Cherif Chekatt, che l' 11 dicembre scorso ha ucciso a Strasburgo 5 persone. Insieme a lui sono state fermate altre quattro persone delle quali non si conoscono ancora le reali responsabilità nell' attacco. Ma le sorprese francesi non fisconi qui: il governo ha confermato le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane in merito ai 130 foreign fighters, uomini, donne e 54 minorenni, che verranno rimpatriati nelle prossime settimane. Non è chiaro dove si trovino attualmente, se in Siria o in Iraq, e quanti di loro siano in carcere, quanti liberi o nei campi profughi. Ma perché il governo francese vuole rimpatriare 130 combattenti islamici? Secondo fonti governative il motivo andrebbe ricercato nel progressivo ritiro dei soldati americani in Siria e la perdurante instabilità, due fatti che farebbero sì che la maggior parte di loro possa fuggire verso le nuove roccaforti dello Stato islamico in Africa ed Estremo Oriente (Filippine, Malesia, Indonesia). Per tornare al rimpatrio dei jihadisti francesi, questi verranno riportanti nell' Esagono con un volo speciale. Per molti di loro una volta toccato terra, si apriranno le porte del carcere per essere poi processati e condannati. E gli altri? Verranno interrogati e rimessi in libertà vigilata come "fiche S". E che ne sarà dei minorenni? Leggi anche: Il ruggito di Conte, come zittisce Macron Mistero. Lo stesso vale per le identità di molti di loro visto che appena giunti nel Califfato distrussero i loro passaporti. Attualmente di molti si conosce solo il nome di battaglia e non si contano più nelle carceri e nei campi profughi, gli "Abu Mohammed Al Faransi" (Il francese). Inutile dire che durante gli interrogatori costoro neghino forsennatamente quanto fatto durante la loro esperienza jihadista e implorano di non finire nelle mani dei russi o nelle carceri siriane di Bashar el Assad. Per la Francia, l' arrivo di altri estremisti islamici sarà un disastro: le carceri sono già strapiene, i detenuti ammassati uno sopra l' altro e le condizioni igienico-sanitarie a dir poco spaventose. Proprio nelle galere francesi il fenomeno dell' estremismo islamico è una costante minaccia e non ci sono solo i detenuti che si radicalizzano, si assiste da qualche tempo a casi di guardie carcerarie che si convertono e diventano jihadisti grazie alla forzata frequentazione di detenuti estremisti. È un ulteriore fenomeno preoccupante che si inserisce in un quadro che, come detto, sfugge a ogni controllo visto che nelle prigioni francesi entra qualsiasi cosa: armi, droghe, telefoni cellulari, senza contare i testi più violenti dell' islam salafita. Gli islamisti comunicano tra di loro e con l' esterno senza problemi attraverso la telefonia mobile. Ad attendere i foreign fighters francesi nelle carceri ci sono almeno 500 jihadisti-colleghi che scontano la loro pena detentiva, senza contare coloro che hanno abbracciato la versione più rigorista del Corano. Fuori, a fargli compagnia, ci saranno i quasi 300 foreign fighter rientrati in patria (ne sono partiti almeno 800) e l' esercito delle cosidette "fiche S" stimati in circa 30.000 unità. E a fare da bersaglio nelle strade e nelle piazze della Francia, ci sono sempre i militari e gli agenti di Polizia che continuano a pagare e a morire a causa degli errori commessi da chiunque abbia governato il Paese negli ultimi 30 anni. di Stefano Piazza

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