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Papa Francesco e quei "preti di frontiera" che favoriscono l'invasione di immigrati

Cristina Agostini
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Li chiamano «preti di frontiera». Sono i preti che, per non dispiacere Papa Bergoglio, hanno deciso di aprire porte e finestre a quell'esercito di immigrati clandestini che da anni, lentamente ma drammaticamente, sta invadendo il nostro Paese. Questi preti, fra l'altro, chiedono agli italiani di fare un piccolo sforzo e accogliere i disperati che non sanno dove andare, che cosa fare, come sopravvivere. E mentre in Italia si discute di manovre governative in cui si cerca di infilare qualche piccola risorsa per venire incontro ai bisogni dei senza lavoro e di chi si trova addirittura al di sotto della soglia di povertà, i sacerdoti di Santa Romana Chiesa non hanno nient' altro da fare che dedicarsi anima e corpo ai profughi - com'è giusto che sia - e ai richiedenti asilo, senz'arte né parte, ma provvisti di smartphone e catenine d'oro. IL NUOVO LASSISMO - Negli ultimi mesi, l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, era riuscito a ridurre sensibilmente gli arrivi dei migranti provenienti dai diversi Paesi subsahariani, ma poi, con le sue dimissioni e la nascita del nuovo esecutivo giallorosso, il problema si sta ripresentando in tutta la sua gravità. Numeri che crescono a dismisura. Sbarchi finanche nel Salento con natanti di fortuna. Vagabondi che s' imbucano nelle bande di spacciatori. Altri, guarda caso, che finiscono tra le braccia di certi preti che s' impossessano della chiesa in cui operano e diventano dispensieri di beni e servizi a spese della comunità. Anni fa, prim'ancora che Papa Francesco lanciasse agli africani l' appello urbi et orbi a venire dalle nostre parti, ci aveva pensato don Giusto della Valle, parroco di Rebbio (quartiere di circa 10.000 abitanti a sud di Como) a fornire assistenza prima ai minorenni non accompagnati e successivamente vera e propria ospitalità ai migranti in cerca di chissà quale fortuna. E su quella scia si sono poi aperte autentiche voragini che continuano a inghiottire migliaia di persone sprovviste d' ogni tipo di documento e che non mostrano alcuna voglia di volersi integrare. Né formazione-lavoro, né apprendimento scolastico, né rispetto delle regole. Leggi anche: "Vi sembra normale?". Mario Giordano mostra le case dei cardinali, lusso scandaloso: bomba sul Vaticano Basta vedere quei 250 ospitati da don Massimo Biancalani in una chiesa di Pistoia, trasformata in una specie di ostello/dormitorio per migranti e nella quale ogni spazio viene praticamente negato alle normali funzioni religiose. Quindi, in perfetta violazione di ogni principio sancito dalle regole liturgiche. Ma il prete fa spallucce, si mostra in televisione accanto ai suoi «ragazzi neri» nella chiesa occupata da letti a castello, materassi, stendini per la biancheria, armadi di fortuna, e si giustifica dicendo che lui, poveretto, ha solo risposto all' appello del Papa, «quando nel 2016 invitò i sacerdoti ad aprire le chiese a questa gente». LE INCONGRUENZE - Naturale che alcuni comprensibili effetti si facessero sentire: riduzione dei bambini al catechismo e fuga dei parrocchiani da quella chiesa di Vicofaro. Ma non è l' unica a dover registrare un cospicuo calo delle presenze di fedeli, proprio per l'atteggiamento assunto da alcuni sacerdoti nei confronti di un' immigrazione selvaggia che rischia di mandare a carte quarant'otto il consolidato rapporto che c'è sempre stato tra società civile e mondo ecclesiastico. Probabilmente c' è qualcosa di deteriorato nelle alte sfere vaticane, visto che si è arrivati a vendere all'associazione musulmani la chiesa dei frati cappuccini nell'area degli ex ospedali riuniti di Bergamo. È stato lo stesso Papa a dire che non essendoci più molti giovani con la vocazione a farsi preti e non essendoci più nemmeno tanti fedeli interessati a frequentare i luoghi di culto, conviene allora disfarsi di qualche chiesa e, col ricavato, aiutare poi i più bisognosi. Dimenticando, però, che le chiese non appartengono né al Papa né ai parroci chiamati a gestirle: le chiese sono dei fedeli, che negli anni hanno contribuito a edificarle, ad arredarle e a conservarle in ottimo stato. Invece di acquistare altri stabili (sempre coi soldi dei fedeli) e tenerli chiusi, invece di commissariare senza alcuna spiegazione altre chiese destinate poi a rimanere chiuse come i palazzi, sarebbe più opportuno che le gerarchie vaticane (e anche quelle diocesane) avessero più considerazione dei risparmi di ognuno di noi. Ma, se proprio hanno deciso di sostenere chi arriva in Italia senza uno straccio di documento (per cui: clandestini), senza un contratto di lavoro, senza una dimora, be', allora non reclamino che costoro - e sono decine, centinaia di migliaia - vengano mantenuti dallo Stato. Si aprano le casseforti di San Pietro e si provveda. L'Italia non può più far fronte a questi bisogni. Non ha la capacità per continuare a farlo. A meno che non arrivi un qualche miracolo! di Nicola Apollonio

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