Iran, impiccati sei dissidenti
Ma le proteste continuano
Non si ferma la repressione in Iran, ma nemmeno la protesta. Il quotidiano israeliano Jerusalem Post riferisce che sei sostenitori del leader riformista Mir Hossein Mussavi sono stati impiccati lunedì. La notizia, precisa, giunge da fonti in Iran che hanno parlato per telefono con una cronista del giornale; ma non è stato finora possibile verificarne ulteriormente la fondatezza. Secondo le fonti, le impiccagioni dei sostenitori di Mussavi sono avvenute nella città santa di Mashhad. Ancora focolai - Le stesse fonti hanno riferito che malgrado la repressione del regime e il diffuso clima di paura, ancora ci sono in Iran focolari di opposizione. Questa settimana a Teheran un influente leader religioso, l'ayatollah Hadi Gafouri, ha difeso in pubblico i riformisti aggiungendo che per quell'intervento “la sua vita potrebbe essere adesso in pericolo”. Martedì un altro leader religioso, l'ayatollah Seyyed Jalaleddin Taheri-Esfahani, ha pure pubblicamente difeso Mussavi in un comizio nella città di Isfahan, aggiunge il giornale citando in merito una agenzia di stampa iraniana. “Il regime vuol far credere di aver vinto la partita, ma non dovete credergli” ha detto al Jerusalem Post un sostenitore dei riformisti. “Anche se questo regime fosse sull'orlo del collasso, non permetterebbe che si sapesse fino all'ultima ora”. I dipendenti dell'ambasciata GB - Intanto uno dei tre cittadini iraniani che lavoravano all'ambasciata britannica è stato accusato di aver avuto un “ruolo rilevante” nei tumulti scoppiati dopo le elezioni del 12 giugno: secondo le autorità iraniane avrebbe organizzato le proteste. Il medico di Neda, simbolo della protesta - La repressione non si è fermata neanche con Arash Hejazi, il dottore iraniano riparato in Gran Bretagna testimone dell'uccisione di Neda Aqa-Soltan durante i disordini a Teheran: il medico é stato messo sotto inchiesta dal ministero dell'Intelligence iraniano. Lo ha comunicato oggi il capo della polizia, Esmail Ahmadi-Moqaddam, citato dall'agenzia Fars. In un'intervista rilasciata il 26 giugno alla Bbc, dopo il suo arrivo a Londra, Hejazi ha detto di essere lui l'uomo che nel filmato diffuso su Internet in tutto il mondo cercava di rianimare la ragazza colpita da un proiettile e ha accusato un miliziano islamico Basiji di avere sparato.