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Iran, vergini stuprate

prima dell'esecuzione

Michelangelo Bonessa
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 I ‘matrimoni' eranolegali, peccato che fossero violenze sessuali. In un'intervista rilasciata dalquotidiano Jerusalem Post, riportata dal Secolo XIX, un membro della miliziairaniana dei Basiji racconta come nelle carceri iraniane ci sia l'uso diviolentare le vergine prima di mandarle sul patibolo. Un'abitudine che derivadalla legge islamica, che vieta di giustiziare le vergini. Dopo Abu Ghraib eGuantanamo, una nuova storia di violenze carcerarie.   La testimonianza - L'uomo ha rievocato il suo passato di guardia carceraria,compito nel quale, a suo dire, si era talmente distinto da meritarsi l'«onore», all'età di 18 anni, di sposare temporaneamente delle giovani prima dellaloro esecuzione. «La notte prima dell'esecuzione - ha spiegato - si tiene unmatrimonio: la giovane donna è costretta ad avere un rapporto sessuale con unaguardia: in effetti è vittima di stupro da parte del `marito'». «Di ciò mirammarico, anche se i matrimoni erano legali» ha detto la guardia. «La maggiorparte delle ragazze avevano più paura della loro `notte matrimoniale' chedell'esecuzione che le attendeva la mattina dopo. Poiché facevano sempreresistenza, dovevamo mettere un sonnifero nel loro cibo. La mattina dopo leragazze avevano uno sguardo vuoto, come se fossero pronte o volessero morire». Continuala guardia: «Ricordo come piangevano e gridavano dopo lo stupro. Non miscorderò mai una giovane che dopo si era graffiata il volto e il collo con lesue unghia. Era piena di graffi profondi». Il film - Il regista iraniano Babak Payami presentò al festival diVenezia, nel 2003, un film che raccontava proprio la drammatica vicenda di unadonna condannata a morte da un Consiglio degli anziani ma costretta a sposareil suo boia per rispettare il divieto di giustiziare una vergine. La pellicola,intitolata `Il silenzio fra due pensieri', non è mai uscita in Iran.

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