Obama: riformo la sanità
E gli americani gli dicono no
I media se ne sono accorti ora, ma Barack Obama è da qualche tempo che fatica a digerire i sondaggi di popolarità sulla sua presidenza. Che è giunta di fronte al primo grande scoglio da superare, quello che riguarda la riforma della sanità. Il presidente democratico è deciso a renderla obbligatoria per tutti, ma nel Congresso si preparano a fargli sudare sette camice. Non solo i repubblicani, ma anche altri deputati che storcono il naso di fronte ad un progetto che fu già portato avanti ai tempi dei mandati di Bill Clinton, su “suggerimento” dell'allora First Lady Hillary. L'idea naufragò. Sondaggi tristi - Oggi la situazione vede un Obama in calo di consensi secondo un sondaggio pubblicato dal Washington Post e da Abc News. L'inquilino della Casa Bianca ha ottenuto meno del sessanta per cento dei consensi favorevoli: il 59% degli intervistati dichiara di essere sostenitore dell'operato di Obama, un risultato che è del 10% più in basso rispetto ai dati di questa primavera. Ma già settimana scorsa Rasmussen Reports aveva indicato un fragoroso -8% nel Presidential Approval Index. L'istituto calcola la differenza tra le percentuali di “forte sostegno” e “forte disapprovazione”. A gennaio, Obama era a +30. Come nel 1994 - Negli Stati Uniti il dibattito è acceso. L'Huffington Post, il quotidiano on line accusato di essere fin troppo pro Obama, imputa la colpa dello scontro Congresso – Casa Bianca a Michael Steele, il segretario del Partito repubblicano. Il diretto interessato, nel frattempo, riporta la politica indietro di 15 anni, quando nel 1994, ai tempi del tentativo di riforma promosso da Hillary Clinton, il senatore democratico del Nebraska Bob Kerrey affermò che non avrebbe mai votato una riforma che non avesse avuto il sostengo repubblicano. “Sto aspettando un democratico – un qualsiasi democratico – che dimostri quel coraggio anche oggi”, ha dichiarato Steele. La verità è che, pur avendo una maggioranza numerica, Obama non può contare su una maggioranza certa al Congresso: non sono pochi i malumori democratici di fronte ad un presidente che tenta di “aggirare” il passaggio parlamentare di una riforma che negli Stati Uniti ha sempre provocato danni al capo di Stato di turno.