"Il mio aereo ha i motori accesi". Emmanuel Macron pronto a lasciare il Consiglio Ue e tornare all'Eliseo, l'Europa a un passo dal punto di non ritorno. I retroscena da Bruxelles riferiscono di un presidente francese indispettito dal muro del premier olandese Mark Rutte a tal punto di minacciare di far saltare l'ultimo giorno di riunione. Lo scenario è noto: da una parte c'è Rutte, appunto, unico anche tra i cosiddetti "paesi frugali" a voler a ogni costo il diritto di veto, il potere cioè di far saltare gli aiuti del Recovery Fund a quei paesi considerati meno affidabili (in testa c'è ovviamente l'Italia). Dall'altra, Giuseppe Conte e lo spagnolo Pedro Sanchez, spalleggiati da Macron e con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel e quella della Commissione Ursula Von der Leyen nella posizione, scomoda e infruttuosa, dei mediatori. Nella notte, Macron, Conte e Merkel hanno avuto un nuovo incontro informale al bancone del bar dell'hotel, dopo la cena con i capi di Stato e di governo. Nessun risultato, ma Macron ha ribadito la propria insofferenza per lo stallo prodotto da Rutte.
Al mattino, il capo di Stato francese ha ammorbidito un po' i toni per la stamap: "Bisogna trovare dei buoni compromessi nelle prossime ore e credo che sia ancora possibile, ma questi compromessi non si possono fare a spese dell'ambizione europea". Più pessimista invece la Merkel, che ha ammesso che "è possibile non ottenere alcun risultato". Nel caso, i leader si rivedrebbero in settimana, consapevoli però che ogni giorno trascorso a vuoto restringerebbe la strada dell'intesa, inevitabilmente al ribasso.