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Beirut, armi di Hezbollah nel deposito: perché la catastrofe è la loro fine. E quei sospetti su Israele...

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“Questa è una catastrofe, i responsabili pagheranno per quanto accaduto”. Questo è stato il commento a caldo del premier Hassan Diab in un discorso alla nazione tenuto dopo le tremende esplosioni che hanno raso al suolo la zona portuale di Beirut. Ricostruire quanto accaduto e trovare i responsabili sono i principali obiettivi del Libano, che ufficialmente ha parlato di un incidente: a saltare in aria per cause ancora da accertare sarebbe stato un deposito che conteneva 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. Immancabili, però, i sospetti che si sia trattato di un attacco: fonti militari americane sono state le prime a parlare di un possibile attentato.

 

 

Subito è stata avanzata l’ipotesi di un coinvolgimento di Israele, che avrebbe fatto tabula rasa degli esplosivi accumulati nei depositi delle milizie filo-iraniane: ipotesi che però non sembra reggere in piedi, dato che lo Stato ebraico ha subito offerto aiuto medico a Beirut e il modus operandi non corrisponde né ai suoi interessi né al suo stile. E allora l’esplosione fa pensare agli Hezbollah, che si sono affrettati a dichiarare che si tratta di un incidente nato da un corto circuito: che sia vero o meno, Il Giornale sostiene che questa sarà comunque la loro fine perché è casa l’opinione che c’entrino in questa catastrofe.

Probabilmente in quel deposito che saltando in aria si è trasformato in un fungo atomico c’erano armi oppure approvvigionamenti iraniani, parti da assemblare, nitrato di ammonio da usare per le testate dei missili. E di sicuro, secondo Il Giornale, se quelle conservate nel molo erano armi. Allora venivano dall’Iran che ha rifornito gli Hezbollah di un’enorme quantità di missili (350mila) e di tutto il materiale balistico relativo. Forse a saltare in aria è stato uno dei tesori degli Hazbollah, proprio in un momento di crisi economica e sociale quasi senza precedenti per il Libano. 

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