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Donald Trump e i brogli, la ricostruzione: il buco negli scrutini nella notte delle elezioni, poi il primo discorso di Briden

Paola Tommasi
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«A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina», diceva uno che di misteri se ne intendeva. Ed è così che le elezioni presidenziali americane si tingono di giallo. Fino all'esito dei riconteggi e delle liti giudiziarie non sapremo con certezza chi sarà il prossimo Presidente USA. A quattro giorni dall'election day dello scorso 3 novembre, gli Stati chiave della contesa sono Wisconsin, Michigan, Pennsylvania e Georgia, dove c'è stato un netto vantaggio di Donald Trump per tutta la notte elettorale ma un brusco cambiamento di rotta nei giorni successivi, fino ad assegnare probabilmente la vittoria e l'ingresso alla Casa Bianca al democratico Joe Biden.

 

 

 

I dubbi da sciogliere - Il Presidente uscente parla di brogli e a questo punto c'è un solo modo di superare lo stallo: ripassare in rassegna uno ad uno tutti i voti e sottoporre la questione alla Corte Suprema. Se da un lato è vero che abbiamo sempre apprezzato la democrazia americana per l'immediatezza con cui storicamente ha dato l'esito del voto, è altresì vero che se qualcuno, nella fattispecie Trump, nutre dei dubbi, è giusto fugarli tutti con il livello massimo di trasparenza. Poi magari perderà lo stesso ma quanto meno saremo certi di come è andata la tornata elettorale. Ad oggi, avendo osservato minuto per minuto lo spoglio, la narrazione di Donald Trump trova conferma, come in un thriller: fino alle 6.30 di mattina (ora italiana) del 4 novembre, in tutti gli Stati in bilico era avanti il candidato repubblicano, con un buon margine. C'è stato poi un "buco" di qualche ora e subito dopo la situazione si è ribaltata, con un vantaggio dei democratici alquanto risicato, ma comunque sufficiente ad aggiudicarsi la vittoria: circa 20mila voti su 3,5 milioni in Wisconsin; 145mila su 5,5 milioni in Michigan; 20mila voti su 6,5 milioni in Pennsylvania e addirittura solo 2mila voti su 5 milioni in Georgia. Proprio durante quel "buco" ha fatto il suo primo intervento pubblico Joe Biden, stranamente arzillo e ringalluzzito come mai si era visto nella campagna elettorale, durante la quale ha inanellato solo gaffes. Che tanta euforia fosse legata al presagio di quello che sarebbe successo dopo?

L'artiglieria pesante - Tra le ricostruzioni più accreditate nello staff di Trump c'è quella che, pensando di vincere, l'apparato del partito democratico è stato inerte, sebbene vigile, tutta la notte. Quando, però, ha visto le cose andare male e il proprio candidato perdere terreno, ha in qualche modo sfoderato "l'artiglieria pesante", con l'apparizione pubblica di Biden considerata una sorta di segnale a "scatenare l'inferno". Il tema non si era posto nel 2016 perché Hillary Clinton era talmente convinta di vincere con un largo distacco che il piano B non era stato neanche preparato. Con questi presupposti, e proprio perché tutti da verificare, la via del riconteggio e quella giudiziaria restano le uniche che possono riportare chiarezza. Conviene anche a Joe Biden, per non passare quattro anni da "clandestino" alla Casa Bianca.

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