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Egitto, caccia alla tomba di Alessandro Magno: "Il colpo della vita", la più clamorosa (e ricca) scoperta di sempre?

Aristide Malnati
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Un autentico Eldorado dell'archeologia. La scoperta della tomba di Alessandro Magno, se si concretizzasse (e secondo gli esperti ne saremmo vicini), si rivelerebbe per il suo autore una miniera d'oro dal valore incommensurabile: il colpo della vita, destinato a farlo entrare nella leggenda, al pari di Heinrich Schliemann, che rinvenne i resti della città di Troia (1872-1874) e di Howard Carter, che trovò la tomba del faraone Tut Ankh Amon colma di tesori (1922). La corsa all'oro di Alessandro è iniziata nel 1996 grazie all'équipe del Centre d'Etudes Alexandrines, diretta da Jean Yves Empereur, Indiana Jones transalpino dal curriculum di tutto rispetto: qualche anno prima aveva identificato nella rada del porto di Alessandria d'Egitto molti blocchi del faro, una delle sette meraviglie del mondo antico, e tutt' intorno sul fondale marino statue di sfingi, busti di sovrani e regine tolemaiche, steli ancora leggibili.

 

 

ALESSANDRIA
Erano testimonianze della grandezza dei greci, che conquistato l'Egitto proprio con Alessandro Magno (332 a. C.) lo governarono per 300 anni, fondando Alessandria, nuova capitale, ed edificando in essa una reggia magnifica (con innumerevoli stanze, dove tra l'altro si sarebbe consumato l'amore tra Antonio e Cleopatra), palazzi sontuosi, appunto il faro, la famosa biblioteca con il vicino Museion, centro universale di cultura. Tutto questo diede ad Empereur la certezza che anche la tomba del capostipite di tale sfarzo, di Alessandro il Grande, si trovasse nel cuore della metropoli egizia affacciata sul Mediterraneo. Certezza che gli arrivava direttamente dalle fonti antiche: secondo gli storici nel 321 a.C. il corpo del macedone fu deposto a Menfi, non distante dalle famose piramidi di Gizah (vicino all'odierno Cairo), da Tolomeo I Sotere, nuovo re dell'Egitto ellenistico; la salma venne addirittura mummificata e adagiata in un sarcofago d'oro massiccio, «realizzato su misura», come racconta lo storico e geografo Strabone (I sec. a. C.).

Ma all'ombra delle piramidi, simbolo di un passato ormai decaduto, il conquistatore non riceveva venerazione adeguata: bisognava portarlo nella sua città, ad Alessandria, che lui fondò per unire la profondità della civiltà greca ai fasti degli antichi faraoni. Per farlo si misero di mezzo persino gli dèi: Plutarco (I-II sec. d. C.), nella sua biografia su Alessandro, racconta che venne chiesto all'oracolo di Serapide, tra le principali divinità dell'epoca, se si dovesse traslare la salma ad Alessandria e la risposta fu affermativa. In modo definitivo, Tolomeo Filopatore, attorno al 220 a. C., sistemò le spoglie in un apposito mausoleo, che divenne il punto focale del culto tributato nei secoli al grande condottiero e che fu meta di tutti i capi di stato in visita ad Alessandria ad iniziare da Giulio Cesare (48 a. C.). Forte di queste certezze Empereur e i suoi colleghi avviarono l'esplorazione capillare del sottosuolo alessandrino, in particolare nel quartiere di Gabbari, con un lavoro ad alta tecnologia a cui ho potuto per larghi tratti assistere. Uno sterro sistematico che, anno dopo anno, riportò alla luce la zona del più famoso cimitero della storia antica, la "nekròpolis" di cui parla anche Strabone, nel cuore dell'abitato tolemaico, quasi a creare un nesso tra una comunità e i grandi del suo passato: era il segnale che si era sulla buona strada. I ricercatori francesi tuttavia non arrivarono all'obiettivo principale; in compenso rinvennero oltre 5000 loculi delle prime comunità cristiane, con inni, preghiere e con i simboli sacri della religione che di lì a poco sarebbe diventata la più praticata nell'Impero romano.

GIARDINI DI SHALLALAT
Negli anni successivi scoperte importanti gettarono nuova luce sullo sfarzo, anche nelle costruzioni funebri, dei sovrani tolemaici: un mosaico che si ricompone, ma di cui manca il tassello più prezioso, il mausoleo del condottiero più grande. Tassello che potrebbe presto arrivare, come fa sperare una scoperta eccezionale, di pochi mesi fa: una statua monumentale, in pregiato marmo bianco con particolari perfettamente rifiniti, che raffigura proprio Alessandro e che è posta all'ingresso di un'ala importante dell'intera necropoli, nei pressi dei giardini di Shallalat, dove vi fu il cuore pulsante dell'Alessandria dell'epoca. Un'area scavata dal team della scuola archeologica di Atene, diretto da Calliope Limneos-Papakosta: un lavoro eccellente, gratificato dal rinvenimento di numerose sepolture di pregio, tutte in una zona sepolcrale delimitata, probabilmente perché riservata ai grandi nomi della storia alessandrina. Ed è proprio qui che dovrebbe, a detta degli esperti, trovarsi il monumento più ambito, quello capace di far entrare nella leggenda il suo scopritore. 

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