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Afghanistan, Lucio Caracciolo: un nuovo ciclo di guerra al terrorismo spazzerebbe via Usa ed Europa

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No a un nuovo ciclo di guerra al terrorismo, in stile 2001. Lo sostiene Lucio Caracciolo, direttore di Limes e tra i massimi esperti di geopolitica italiani. Intervistato dal Fatto quotidiano a poche ore dalla rappresaglia americana per la strage di soldati Usa all'aeroporto di Kabul (un kamikaze Isis ha provocato la morte anche di almeno 170 afghani), mette in guardia il mondo: con una America mai così debole e una Europa inesistente, uno scontro frontale contro i jihadisti potrebbe avere conseguenze nefaste.

 

 

 



Bisogna sfuggire al meccanismo classico azione-reazione, un "circuito infernale nel quale non abbiamo possibilità di vittoria ma di sicura sconfitta. Non nel senso strategico, ma di un progressivo logoramento, in particolare della reputazione americana e occidentale". Peraltro è l'Europa a rischiare di più perché "partecipiamo a missioni in cui non abbiamo nessun interesse da difendere se non dimostrare che esistiamo. Senza avere nessuna idea su quale tipo di scambio ottenere". Tanto più che gli Usa dell'incerto Joe Biden sono in "crisi identitaria e culturale, da diversi anni". Finita la Guerra fredda, privati di un nemico certo, hanno perso la bussola, sostiene Caracciolo.

 

 

 

 


"Gli Stati Uniti pensano fino all'11 settembre di essere in cima al mondo e si lanciano in un'avventura di cui non si vede l'obiettivo finale semplicemente perché non esiste". In Afghanistan "il rischio, anzi la certezza, è che ci sarà un certo grado di guerra civile, o di guerra tra potentati, e il controllo dei talebani non sarà totale. Anche perché il sistema afghano non garantisce un controllo totale". Ma il problema non è Kabul: "Siamo noi nel contesto europeo e occidentale che rischiamo di entrare in un altro ciclo di guerra al terrorismo. Ma siamo ancora in tempo per evitare di ripetere gli errori".

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