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Angela Merkel, la più grave delle accuse alla cancelliera: "CI ha venduto a Putin. E ora...", perché siamo condannati

Carlo Nicolato
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L’era Merkel si conclude con la realizzazione di uno dei suoi capolavori, il Nord Stream 2, il gasdotto costruito insieme a Putin, voluto in realtà in altri tempi storici dal suo predecessore socialdemocratico Gerard Schröder, ma realizzato dalla Cancelliera a dispetto delle sanzioni alla Russia, delle pressioni in senso contrario di Washington e di quelle di una parte degli alleati europei. Un capolavoro di diplomazia e dialogo, la sublimazione del suo senso politico permeato di pragmatismo e scevro da posizioni ideologiche, se non quella secondo cui gli interessi tedeschi vengono prima di ogni altra questione. La stessa cifra usata con ancora più efficacia nei rapporti con la Cina. Come dice il collega Daniel Mosseri nel suo ultimo libro Angela e Demoni(Paesi edizioni, disponibile dal prossimo 16 settembre), «se il cuore e la passione di Merkel sono rimasti alla letteratura russa, lingua con la quale discute agevolmente con Vladimir Putin, il motore economico della Germania ruota attorno a un asse che parte da Berlino e arriva dritto a Pechino».

 

 

Senza la Cina, primo partner commerciale dal 2015 a oggi, la Germania non sarebbe nemmeno la prima potenza economica europea, e non è un caso che Xi Jinping in questi giorni di elogi e lacrime d’addio si sia sperticato in complimenti con la Cancelliera per l’impegno profuso nei «negoziati sull’accordo di investimento Cina-Ue». E gli Uiguri, Hong Kong, i diritti umani? E l’Ucraina, la Crimea, Navalny? Nessun problema, la Merkel si è spesa in prima persona per la difesa dei diritti umani, ha accolto Navalny avvelenato da Putin e qualcosa come un milione di immigrati musulmani, scavalcando con le sue decisioni umanitarie l'Unione Europea stessa. La forza della Merkel nei suoi 16 anni di potere è proprio questa, quella di aver fatto con grande abilità gli interessi del suo Paese pur rimanendo sempre in prima linea, e avanti sempre qualche metro rispetto agli altri, nelle questioni di principio. Un atteggiamento che per assurdo le ha permesso di diventare un punto fermo per l'inconsistente Europa che su di lei ha gradualmente poggiato a ragione o a torto le fondamenta della sua stessa esistenza.

Gli esempi più eclatanti sono il salvataggio greco, con l’imposizione dell’austerity e della Troika ad Atene, e l’apertura agli immigrati nel 2015, quando da sola ha preso la decisione di accoglierei profughi siriani in fuga dalla guerra, dopo che i tentativi di concordare un sistema di distribuzione in tutta la Ue erano falliti. Va da sé che in entrambi i casi c’erano sotto degli interessi tedeschi precisi, il salvataggio delle banche coinvolte nel primo, e lo stringente bisogno di manodopera e di contribuenti giovani per evitare il crollo del sistema pensionistico nel secondo.

 

 

 

Tutto ciò però ha provocato anche degli effetti indesiderati, i cui nodi sono gradualmente arrivati al pettine a ogni elezioni politica. I troppi soldi spesi per Atene, i terroristi arrivati insieme ai profughi, i continui balzi strumentali a sinistra, non solo sugli immigrati ma anche sull'ambiente (si pensi alla chiusura delle centrali nucleari decisa sull'onda dell'emozione per Fukushima) e per ultimo il deficit creato per affrontare le conseguenze del Covid, hanno tolto senso al voto per la Cdu, che ora alla vigilia della prima tornata elettorale senza la Merkel si ritrova con un gradimento che stenta ad arrivare al 20%, contro il 25% della Spd e il 16% dei Verdi.

E ancora peggio va per il debole candidato in pectore Armin Laschet che vanta un consenso di appena il 15% contro il 50% del socialdemocratico Olaf Scholz. Cosa sarà quindi il futuro senza la Merkel, a parte una Germania, "Giamaica", "semaforo" o chissà quale altra multicolor coalizione, e un'Europa con la sua scadente controfigura, la Von Der Leyen? Angela stessa privata della sua ragione di vita, la politica, sembra non sapere che cosa sarà e le spetta. Interpellata in proposito si è limitata a dire che non avrà un'agenda, ovvero nessun programma, che sì sarà invitata a destra e a manca ma senza alcun piano predefinito se non quello di guardarsi intorno, stare a casa e scrivere. D'altronde a 67 anni, ha detto, mica mi spetta un tempo infinito da vivere. E poi viaggerà, ecco sì, forse in Africa, come farebbe un pensionato qualsiasi. Con una pensione di tutto rispetto si intende. 

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