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Isis, dopo sei anni è libero il pugile-terrorista: voleva far saltare il Vaticano, ora ci tocca mantenerlo

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Andrea Morigi
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Ad Abderrahim Moutaharrik, 32 anni, l'Italia ha assicurato il vitto e l'alloggio gratis, non appena varcata l'uscita del carcere, dopo 2055 giorni di detenzione per terrorismo internazionale. È conosciuto come "il puglie dell'Isis" (...) e il 13 dicembre scorso il giudice di pace del tribunale di Bari lo ha fatto trasferire in un centro per le espulsioni. Ma toccherà ai contribuenti italiani mantenerlo al caldo e in salute, almeno fino a quando il suo Paese d'origine, il Marocco, deciderà di riaccoglierlo. Ufficialmente a Rabat hanno chiuso le frontiere per timore del Covid. Intanto lasciano i terroristi fuori dal proprio territorio nazionale.

 

 

 

CONTRO I CROCIATI

Il protagonista della vicenda aveva ottenuto la cittadinanza italiana, ma voleva partire per andare a vivere nei territori del Califfato. Anzi, voleva mandarci prima la moglie e i figli, così da toglierli dalla terra degli infedeli e del combattimento, che intendeva colpire a morte. Lo confessava tranquillamente, senza sapere di essere intercettato: «Per questi nemici giuro, se riesco a mettere la mia famiglia in salvo, giuro sarò io il primo ad attaccarli (...) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l'attacco, nel Vaticano con la volontà di Dio». La Digos di Lecco lo aveva arrestato il 28 aprile del 2016 prima che obbedisse all'ordine dell'Isis di compiere un attentato in Vaticano. Processato e condannato a sei anni di reclusione, che aveva trascorso fra i penitenziari di Sassari e di Rossano, in provincia di Cosenza, ora l'ex detenuto non potrà raggiungere la moglie Salma Bencharki, che dopo aver scontato tre anni era stata rispedita in patria, ma a Lecco ha ancora due fratelli e i genitori, ai quali sono stati affidati i figli di 9 e 11 anni. Anziché portarli a vivere a Raqqa, in Siria, come progettava, dovrà sbrigarsi se vuole rivederli ancora, perché gli stata revocata la cittadinanza italiana, a suo carico sarà emesso un decreto di espulsione. Moutaharrik, che ha terminato di saldare il proprio conto con la giustizia, non è però ritornato libero, come ricorda la Provincia di Lecco, anche se gli hanno concesso qualche sconto di pena nonostante si sia reso protagonista di alcuni tafferugli dietro le sbarre. L'ex combattente di boxe thailandese che si allenava a Lugano ed era solito salire sul ring con la maglia nera e il vessillo dello Stato islamico, non potrà uscire dal centro per l'espulsione, ma potrà contattare (e pare che lo abbia già fatto) la propria famiglia e potrà ricevere visite.

 

 

 

IL PUGNALE JIHADISTA

Durante il processo il pugile dell'Isis ha sempre negato di voler compiere attentati: «Volevamo andare in Siria per aiutare i bambini colpiti dalle guerre, non per arruolarci nell'Isis», si era giustificato. Nella sua abitazione di Lecco, gli investigatori avevano trovato un pugnale simile a quello brandito da un terrorista del Califfato nell'esecuzione di un "traditore dello stato islamico". Il video della decapitazione era salvato nel Samsung di Moutaharrik, che conservava anche il "poema bomba" con l'invito a colpire il nemico attraverso lo sgozzamento. «Colpisci! Dalle tue palme eruttano scintille e sgozza!- era la prima strofa - che col coltello è attesa la gloria. Fai esplodere la tua cintura tra le folle gridando Allah Akbar!».

 

 

 

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