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Ucraina, Viktor Orban: "Niente armi a Kiev". Retroscena: la mossa per spaccare l'Europa e favorire Putin

Mauro Zanon
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Non passeranno dall'Ungheria le armi dirette verso l'Ucraina per contrastare l'avanzata russa. Ieri, in un video pubblicato su Twitter al termine della riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha annunciato la firma di un decreto che vieta il trasferimento delle armi dirette a Kiev attraverso il territorio magiaro. «Abbiamo cominciato il dodicesimo giorno di guerra con l'incontro del Consiglio perla sicurezza nazionale per valutare la situazione. È stato pubblicato un decreto che chiarisce che nessuna arma può essere trasportata in Ucraina passando dal territorio dell'Ungheria. È un segnale di avvertimento che le operazioni militari stiano avvenendo sempre più in prossimità del confine ungherese», ha dichiarato Orbán, prima di aggiungere: «Ciò significa che il numero dei profughi aumenterà. Dobbiamo prenderci cura di un numero sempre maggiore di persone e abbiamo preso decisioni che garantiscono una buona cooperazione tra le autorità e le organizzazioni della società civile». Il capo del governo ungherese ha poi sottolineato che Budapest ha «tenuto conto dei passi diplomatici degli ultimi giorni» e che «saranno fatti ulteriori sforzi per ripristinare la pace», ricordando che oggi, assieme agli omologhi di Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia (il Gruppo di Visegrad), sarà a Londra e poi a Parigi giovedì e venerdì.

 

 

OK A TRUPPE NATO
«Cercheremo di bloccare il sentiero che conduce alla guerra e di aprire la strada alle negoziazioni che conducono alla pace», ha continuato Orbán. Già nel fine settimana, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo turco Mevlut Cavusoglu, aveva indicato che Budapest si oppone all'invio di materiale bellico a Kiev e al loro passaggio sul suolo magiaro. Nello stesso decreto firmato dal primo ministro ungherese, viene invece autorizzato il dispiegamento di truppe Nato nell'Ungheria orientale e il transito di armi verso altri Stati dell'Alleanza Atlantica. Con questo decreto, Orbán rompe il fronte europeo sulle armi, cercando allo stesso tempo di mantenere un equilibrio tra la sua appartenenza alla Nato e all'Ue e la vicinanza alla Russia di Putin. «Noi condanniamo la guerra, specialmente ora che si sta svolgendo in un paese vicino, diciamo no alla violenza, e la cosa più importante per l'Ungheria è stare fuori da questo conflitto armato», ha affermato il primo ministro in un discorso alla Camera dell'agricoltura nazionale (Nak), secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Mti. «Possiamo guardare quello che accade attraverso un solo tipo di lente: quella ungherese. Noi non cambieremo la nostra prospettiva sulla guerra a favore di qualsiasi altra prospettiva straniera raccomandata dall'esterno», ha aggiunto Orbán.

 

 

ELEZIONI IN VISTA
Ieri, il Financial Times ha evidenziato che la guerra esplosa in Ucraina ha costretto il premier magiaro a riconsiderare i suoi stretti rapporti con la Russia di Putin anche alla luce delle prossime elezioni parlamentari, che si terranno il 3 aprile. Fidesz, il partito di Orbán, resta il favorito nei sondaggi, davanti a Péter Márki-Zay, leader di Ellenzéki összefogás (Opposizione Unita), coalizione di partiti anche molti distanti tra loro per idee, ma uniti dall'antiorbanismo. Márki-Zay ha definito l'attuale premier ungherese il «cagnolino di Putin». Secondo i sondaggi, tuttavia, due terzi dei cittadini ungheresi sono contrari al coinvolgimento di Budapest nel conflitto in Ucraina e dunque d'accordo con la linea orbaniana.

 

 

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