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Mariupol, il paradosso dell'Oms: impongono l'aborto ma piangono i piccoli uccisi in guerra

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Renato Farina
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Arriva la notizia del bombardamento dell'ospedale pediatrico di Mariupol, città assediata da giorni, con corridoi umanitari che avrebbero dovuto garantire la via d'uscita a deboli e inermi ma si sono trasformati in trappole. Ciascuno di noi va sul personale davanti a una simile tragedia, e io non voglio guardare le immagini. Non ne ho più il coraggio. La ragione è la vergogna per me stesso che avrei dovuto essere là per impedirlo, era meglio se morivo io al posto di un bambino: era già malato, steso nel lettino, non bastava la cifra fin troppo assurda di quella sofferenza, ma no, anche un missile era pronto per lui. Una deputata di Kiev, Inna Sovsun, all'opposizione di Zelensky, ci accusa: «Non fate abbastanza, le sanzioni graduali sono ridicole, non fermano nulla. Abbiamo dati terribili. Ogni giorno vengono confermati almeno quattro bambini uccisi in Ucraina. Ecco, ora moltiplicate i giorni che il mondo tarda a reagire per quattro figli. È orribile, ma per noi è così: stiamo misurando il tempo con il numero dei nostri figli morti». Sono anche nostri figli. O sono solo occasione di una commozione che in fondo ci fa star bene?

 

 

 

CASCHI BLU

Mi chiedo a che serve l'Onu, se il suo regolamento non prevede di garantire la salvezza di quelle creature, basterebbe mandare senza permesso i caschi blu, non sono la Nato, non ci sarebbe nessuna guerra mondiale, ma qualche bambino sarebbe strappato dalle grinfie della morte. Che fa Putin? Gli spara? Ecco la nostra proposta all'Onu: una pattuglia di caschi blu, provenienti da nazioni tirate a sorte, per controllare la sicurezza dei passaggi infestati dalle mine. Possibile che l'Onu con il suo segretario Guterres non sia in grado di organizzare una festa a sorpresa al Cremlino, sbarcando a Mosca Xi Jinping, Biden, Erdogan, Johnson, Draghi, Macron? Sono i potenti del mondo, si sono tutti dichiarati contro la guerra d'invasione, sì anche la Cina, che non condanna Putin ma gli chiede di fermarsi. Invece né caschi blu né trattativa ad oltranza, in nome di un bambino, un solo bambino. Ma perché? Quale morale lo vieta? Che cosa fa invece l'Onu, attraverso la sua branca che si occupa di salute dell'intero genere umano? L'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) decide di dire la sua sui bambini. Organizza una catena umana per evacuare gli ospedali pediatrici dell'Ucraina? Figuriamoci. Interviene ufficialmente, ma non con un'idea salvifica per i bambini di Mariupol, bensì per ammazzare meglio i bambini del resto del mondo che rischiano di sopravvivere a causa di noiose questioni burocratiche che rallentano l'interruzione volontaria della gravidanza, insomma frenano «il diritto all'aborto». Proprio di questi tempi in cui i bambini cadono insanguinati, le bombe gli strappano le manine e svellono le gambe (ho visto in Serbia nel 1999 come un bombardamento riduce a brandelli e contorce le carcasse di vecchi e piccini) l'Oms attraverso una dichiarazione ufficiale «chiede di eliminare le restrizioni all'aborto». L'aborto comporta lo strappare mani e gambe a creature cui manca poco e le mamme dovrebbero mettergli il golfino. «Raccomandiamo che le donne e le ragazze siano in grado di accedere all'aborto e ai servizi di pianificazione familiare quando ne hanno bisogno», ha detto Craig Lissner, funzionario dell'OMS. In nome di quale scienza, e in base a quale delega dei popoli, l'Oms ritiene che il tipetto che si agita nelle acque materne sia un foruncolo, da asportare senza tante storie? L'Oms censura il fatto che molti Paesi «limitino fortemente il diritto all'aborto, riservandolo a situazioni in cui la salute della madre è a rischio. Alcuni, come El Salvador, lo vietano addirittura del tutto».

 

 

 

PRATICHE LETALI

L'Oms raccomanda di «rimuovere (...) il divieto di abortire oltre una certa fase della gravidanza». Cioè: niente limiti temporali, si abortisca pure all'ottavo mese. Se non è ancora uscito dalla vagina non è un essere umano? Come si fa a dire una bestialità del genere? Scrive l'agenzia delle Nazioni Unite che «gli aborti eseguiti secondo le regole sono estremamente sicuri». Sono «estremamente sicuri» sì, ma solo nel senso che la pratica ammazza con successo delle creature che non possono dare il loro consenso. Perché le donne che abortiscono - ed è un fatto contro natura - lasciano lì un morticino e se ne vanno, in assoluta sicurezza, ma portandosi dietro sofferenze psichiche e spesso anche fisiche amare. Nessun giudizio su chi abortisce, ma un bambino è un bambino è un bambino, come una rosa è una rosa è una rosa anche quando è appena un bocciolo. Solo in un mondo che ha rovesciato in un secchio la ragione ci si commuove per il dolore dei bambini di Mariupol, e nel contempo i suoi leader sanitari invitano a fare a pezzettini bambini non ancora nati e che inutilmente si difendono con le unghiette. 

 

 

 

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