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Yaroslav Melnyk, l'ambasciatore ucraino in Italia: "I russi vogliono abbattere l'Europa. Anche con l'atomica"

 L'ambasciatore Melnyk

Giovanni Terzi
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Yaroslav Melnyk è l'Ambasciatore Ucraino in Italia dal 12 dicembre del 2021 ma è attivo nella politica nazionale ed internazionale da più di vent' anni.

Eccellenza, vorrei iniziare con un tema cruciale del conflitto a cui stiamo assistendo: che valore sta prendendo la disinformazione fatta da Mosca e Pechino sul mondo occidentale?
«La disinformazione è stata, è, e rimarrà uno degli strumenti preferiti non solo della guerra ibrida, ma anche di una sorta di diplomazia ibrida russa. Il mondo moderno con internet, i social network ed i vari canali di comunicazione è un terreno ideale per la diffusione esponenziale di messaggi manipolatori. I propagandisti del Cremlino giocano abilmente sulle emozioni di base come la paura, la pietà, la compassione. La durata della guerra, il gran numero delle perdite, l'introduzione di dure sanzioni economiche e le loro conseguenze stanno costringendo la Russia a spostare il focus dei colpi "ibridi" verso la componente informativa. Allo stesso tempo, dovrebbe essere chiaro che la disinformazione è solo una componente di una guerra ibrida. Negli ultimi anni, Mosca ha utilizzato attivamente un ampio arsenale di strumenti aggiuntivi in Europa, come il finanziamento di determinati movimenti».

A quali difficoltà può portare, nel tempo, tutto questo?
«Mosca agisce in modo molto ampio e su un vasto pubblico mascherando accuratamente i suoi attacchi. Il focus perla Russia è il continuo screditare quei valori europei che di base sono distanti dall'idea di società che ha Putin. Avete mai notato che il Cremlino sostiene sia i movimenti di estrema destra che quelli di estrema sinistra nei Paesi europei? È innaturale e incoerente, ma è pienamente in linea con gli obiettivi di Mosca: destabilizzare, indebolire l'Occidente dall'interno e far litigare i Paesi tra di loro: il tipico divide et impera».

 

 

È vero, come sostengono i media filo putinisti, che l'Ucraina è dotata di armi biologiche che renderebbero necessario l'attacco russo?
«Il mondo ha sentito così tante assurdità da Mosca che la stragrande maggioranza delle persone ride sulle accuse dello sviluppo di armi biologiche in Ucraina. Prima il motivo era la "nazificazione" dell'Ucraina, mentre nel parlamento ucraino c'è solo un membro delle forze radicali di destra. Poi abbiamo sentito che la Russia ha attaccato l'Ucraina perché stava preparando una bomba nucleare; fatto del tutto smentito. Sono riusciti a dire che questa è una guerra preventiva, perché altrimenti l'Ucraina l'avrebbe iniziata. Per finire con il 6 marzo, quando sono state mosse le accuse di sviluppo di armi biologiche. Sono tutti esempi della stessa disinformazione e propaganda perché non vi è alcuna giustificazione per le azioni della Russia. Ma così facendo Mosca getta le basi per dire in futuro che il conflitto si è allargato per colpa dell'Ucraina».

E il comportamento del nostro Paese?
«L'Italia è uno dei nostri partner più importanti. Dal 2014 ha sostenuto costantemente la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Già prima dell'aggressione, l'Italia era tra quei Paesi che si dichiararono disponibili a prendere tutte le misure possibili in risposta a qualsiasi violazione del diritto internazionale da parte del Cremlino. Inoltre, riceviamo assistenza finanziaria, militare, tecnica e umanitaria. Il popolo italiano sta raccogliendo aiuti, accogliendo a cuore aperto gli ucraini costretti a lasciare le loro case. Capiamo che ogni italiano sente le conseguenze della guerra in Ucraina e l'effetto delle sanzioni imposte, ma non può essere paragonato alla perdita di vite umane nel nostro Paese».

Come giudica il comportamento dell'Europa nei confronti del popolo ucraino?
«La risposta dell'Europa all'aggressione russa è senza precedenti. Le sanzioni immediatamente imposte e poi intensificate più volte insieme a misure restrittive hanno colpito duramente l'economia russa».

Quanto è importante per l'Ucraina essere uno Stato dell'Unione Europea?
«Consentitemi di chiarire che l'adesione all'UE dell'Ucraina non è uno slogan o un programma elettorale di qualcuno. Il percorso di integrazione nell'UE è una scelta di civiltà della nostra società, scritta nella Costituzione. Nell'UE vediamo il nostro futuro, condividiamo valori e priorità. Darò un vivido esempio. Nel 2013 proprio il rifiuto dell'allora governo e del presidente Yanukovych, sotto la pressione del Cremlino, a firmare un accordo di associazione con l'UE ha innescato la Rivoluzione della dignità. Il 28 febbraio il Presidente d'Ucraina, il Presidente del Parlamento e il Primo Ministro hanno firmato la richiesta di adesione all'UE. Abbiamo ricevuto il sostegno del Parlamento Europeo. Secondo gli ultimi sondaggi, circa il 70% degli italiani approva la prospettiva europea dell'Ucraina. Siamo in attesa della conclusione della Commissione per avviare i negoziati sulla piena adesione».

Conosce personalmente il Presidente Zelensky, cosa pensa del suo atteggiamento per contrastare la guerra?
«È un uomo coraggioso, onesto, con valori e principi chiari. Dal primo giorno di guerra Zelensky non ha lasciato Kiev, è diventato un simbolo della nostra resistenza all'aggressione, un simbolo di resilienza».

 

 

Si sarebbe mai aspettato un attacco così diretto della Russia all'Ucraina?
«Penso che tutti fossero al corrente dell'ammassamento di truppe lungo i confini orientali dell'Ucraina dalla fine dell'anno precedente. Sappiamo, e l'ONU lo ha più volte confermato, della militarizzazione in corso della Crimea occupata dalla Russia. Abbiamo più volte affrontato il blocco del Mar Nero e del Mar d'Azov. È noto da tempo anche lo schieramento di truppe russe in Transnistria. Tutti sapevano delle previste esercitazioni congiunte russo-bielorusse in Bielorussia. Ma, francamente, era difficile credere che Putin avrebbe deciso un'invasione su vasta scala. Inoltre, nessuno si aspettava che desse l'ordine di uccidere spietatamente bambini, donne e anziani. Invece, oggi abbiamo Mariupol quasi distrutta. I bambini ucraini con arti mozzati sono curati da medici italiani».

Ha parlato con il suo collega ambasciatore russo in Italia? Cosa vi siete detti?
«No, non conosco personalmente il signor Razov e non l'ho mai incontrato».

Ci sono margini perché la diplomazia possa far cessare la guerra?
«Prima dell'invasione militare russa dell'Ucraina, c'era chiaramente molto più spazio per una soluzione diplomatica rispetto a oggi. Tuttavia, nell'interesse del nostro Stato, la squadra di negoziatori lavora ogni giorno per raggiungere un accordo accettabile. Ma è difficile negoziare quando il nemico non smette di bombardare le pacifiche città ucraine e i bimbi continuano a morire».

Quale può essere un punto di mediazione?
«Non abbiamo noi iniziato la guerra che, tra l'altro, la Russia non ha nemmeno il coraggio di chiamare guerra. Il regime del Cremlino ha persino imposto una sanzione per chi la definisce "guerra". La chiamano "operazione speciale". In un paese post-verità, le persone vengono imprigionate per la verità. Sono immagini del tutto surreali, ma è un dato di fatto: la polizia russa la scorsa settimana ha arrestato una ragazza con in mano un pezzo di carta bianca senza alcuna scritta, e pochi giorni dopo un'altra ragazza in piedi davanti alla Cattedrale di Cristo Salvatore ha esposto un cartello: "Sesto comandamento. Non uccidere". Il tono di Mosca è ora un po' addolcito e le squadre stanno lavorando su questioni critiche come un cessate il fuoco, il ritiro delle truppe e lo scambio di prigionieri. Tuttavia, resta il tema delle garanzie di sicurezza. Abbiamo già l'esperienza del Memorandum di Budapest, quindi riteniamo essenziale formalizzare le nuove garanzie di sicurezza dell'Ucraina legalmente vincolanti da parte di attori chiave».

 

 

Esiste secondo lei un pericolo nucleare nella guerra iniziata da Putin?
«Sì. E questa minaccia è sorta a causa di azioni irresponsabili: le truppe russe hanno già bombardato e occupato la centrale nucleare di Chornobyl e la centrale nucleare di Zaporizhzhya, che è la più grande d'Europa. Il massiccio passaggio di pesanti equipaggiamenti russi attraverso la zona di esclusione intorno alla centrale di Chornobyl ha sollevato nell'aria una quantità significativa di polvere radioattiva: eppure, è chiaro che i rischi di catastrofi nucleari hanno scarso effetto sul Cremlino».

È stato attaccato un ospedale, c'erano donne e bambini: un vero crimine di guerra. È un punto di non ritorno?
«Ciò che è accaduto a Mariupol non rientra in alcuna logica, né ad alcuna delle spiegazioni assurde del Cremlino. L'ospedale pediatrico, il reparto di maternità, il teatro dove si nascondevano le persone, tutto è stato distrutto senza pietà. I tentativi russi di trasferire la responsabilità all'esercito ucraino sono patetici e possono essere alimentati solo da un pubblico reso zombie dalla propaganda di Mosca, che, purtroppo, esiste anche in Europa. A Mariupol non sono rimasti edifici intatti. C'è un solo ospedale, dove i medici stanno combattendo per la vita dei feriti, e non ci sono abbastanza posti nel seminterrato per conservare i corpi dei morti».

La sua famiglia è in Ucraina? È preoccupato per loro?
«Mia moglie e i miei figli sono con me. Ma i genitori, i parenti e gli amici restano in Ucraina. Ci sono combattimenti ogni giorno, il nemico colpisce e non si ferma davanti a nulla: siamo preoccupati per i nostri cari ma anche orgogliosi del nostro esercito, che sta respingendo l'aggressore. La nostra nazione è unita come mai prima d'ora e tutto il mondo lo vede». 

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