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Sergei Shoigu, i 12 dissidenti che lo vogliono "processare": clamorosa ribellione al Cremlino, il ministro è finito

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I soldati russi mandati al fronte in Ucraina sono quasi tutti giovani e magari anche alla prima esperienza. E' stato proprio il Cremlino il 9 marzo scorso ad ammettere un errore piuttosto grave: quello di aver inviato per sbaglio delle reclute a combattere a Kiev. Il risultato? Migliaia di militari morti: secondo la Nato la cifra dei caduti russi nelle prime quattro settimane di conflitto si aggira tra i 7mila e i 15mila. 

 

 

 

Molti dei soldati deceduti hanno diverse caratteristiche in comune: sono nati quando Putin era già al potere, vivevano nelle zone più povere del Paese, dove di solito l'unica opzione possibile è proprio l'arruolamento, e non sapevano nemmeno che sarebbero stati mandati a combattere. Nel frattempo, come riportato dal Washington Post, è già iniziata la "leva di primavera" per ben 134mila ragazzi. Anche se il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha promesso che nessuno sarà mandato al fronte. Le famiglie, però, sono spaventate e sembrano aver perso fiducia in queste rassicurazioni. 

 

 

 

Il clima è piuttosto teso insomma. Lo dimostra il fatto che 12 soldati della Guardia Nazionale di Krasnodar, impegnati in una esercitazione in Crimea, non hanno risposto alla chiamata per andare in Ucraina lo scorso 25 febbraio. E per questo sono stati licenziati. A rappresentarli l'avvocato Mikhail Benyash, che in un'intervista alla rivista dissidente Meduza ha spiegato: "Se ci fosse un conflitto in corso, o una situazione di emergenza, o la legge marziale, allora i termini contrattuali potrebbero essere cambiati senza il consenso degli interessati, e per 6 mesi. Ma qui non c'è un conflitto, c'è solo una operazione militare speciale. E la legge non prevede niente in merito". In Russia, infatti, quella che sta avvenendo in Ucraina non viene mai definita "guerra". E non solo, il legale ha rivelato di aver ricevuto circa 200 richieste di assistenza, facendo intuire così che ci sono altri soldati pronti a non partire

 

 

 

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