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Gruppo Wagner arrivato a Donetsk, "Kalashnikov silenziati". L'indiscrezione sull'AK-47 modificato

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Il Gruppo Wagner si sta preparando per sferrare l'attacco decisivo nella guerra d'Ucraina, quello che servirà a Vladimir Putin per assicurarsi il controllo totale del Donbass. La parte orientale dell'Ucraina, di fatto già sotto il controllo di Mosca, è l'ultimo e oggettivamente realizzale obiettivo della "operazione militare speciale" del Cremlino, iniziata con l'avvicinamento a Kiev per deporre "i nazisti drogati" al governo e che terminerà, forse, là dove tutto è partito nel 2014. Si combatterà a Sud, a Mariupol ormai "polverizzata", l'aviazione russa colpisce ancora gli impianti strategici di carburante di Mykolayiv, Kharkiv, Zaporizhzhia e Chuhuiv. Ma poi si combatterà ancora una volta quartiere per quartiere, strada per strada, palazzo per palazzo nel Donbass. 

 

 



Nelle stesse ore in cui un missile ha centrato la stazione dei treni di Kramatorsk piena di civili in fuga, provocando decine di morti (Kiev accusa Mosca, Mosca accusa Kiev, ma tutto lascia intendere che come a Bucha la firma sia russa), su Telegram iniziano a girare le foto dei mercenari della Wagner, davanti all'hotel Park Inn di Donetsk. Pessimo segnale, per la popolazione locale finora, dall'inizio del conflitto totale, parzialmente "risparmiata" dalle tragedie del resto del Paese. Significa che sta per scorrere il sangue. Le milizie del gruppo paramilitare al soldo del Cremlino non si separano mai dal letale kalashnikov Ak47, modificato ad hoc con un silenziatore per rendere ancora più mortifere le raffiche di colpi.

 

 

 

 

Si tratta, di fatto, della prima documentazione ufficiale della loro presenza in Ucraina. Una presenza che si aggiunge al battaglione ceceno guidato dal famigerato Ramzan Kadyrov, altro rinomato "macellaio" e vero e proprio signore della guerra. Il segno che l'ambizione di Putin, quello di vedere accolti i soldati russi come "liberatori" dagli ucraini, non solo quelli dell'Est, ha tristemente lasciato il posto alla realpolitik bellica. Occorrerà fare di tutto per vincere. Anche l'indicibile.

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