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Moskva, l'ammiraglio Igor Osipov punito da Putin: "Arrestato e malmenato", la brutale rappresaglia

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L'affondamento dell'incrociatore russo Moskva nel Mar Nero è costato carissimo a Vladimir Putin, in termini di immagine, di "presenza strategica" davanti alle coste ucraine e anche di perdita di uomini. E gira voce che a pagare per tutti sia stato l'ammiraglio Igor Osipov. Da Kiev confermano la morte a bordo, a seguito dell'impatto col missile Neptune, del capitano Anton Kuprin. Ancora incerto invece il bilancio delle vittime complessive. Si parlava di 500 militari ospitati sull'incrociatore, fiore all'occhiello della Marina russa di superficie. Molti di loro, suggeriscono le cronache dei quotidiani occidentali, al di là delle rassicurazioni formali del Cremlino, potrebbero non avercela fatta. 

 

 

 

La rappresaglia russa non ha tardato a concretizzarsi, con un attacco missilistico sulla fabbrica alle porte di Kiev che costruisce gli tessi Neptune. Ma a cambiare è la stessa "postura" della Marina russa nel Mar Nero, con una mezza dozzina di navi che secondo il Corriere della Sera ha lasciato in fretta e furia le acque davanti a Odessa nel timore di nuovi rovinosi attacchi. Ma la vendetta di Putin si sarebbe abbattuta anche sul presunto responsabile dell'attacco subito. Se Kuprin è morto in maniera eroica ("Non sappiamo se perché ucciso dalla deflagrazione o perché ha scelto di morire da capitano", suggerisce il Corsera), le alte gerarchie della Marina avrebbero dovuto subire la furia dello Zar: filtrano voci, conferma ancora il Corriere della Sera, su una "punizione inflitta all'ammiraglio Osipov, responsabile della Flotta nel Mar Nero. Lo avrebbero arrestato e malmenato imputandogli la tragedia che ha sconvolto il Paese suscitando reazioni rabbiose".

 

 

 

 

Ora Mosca dovrà in ogni caso intervenire nel Mar Nero, sostituendo il Moskva che coordinava il blocco navale davanti a Odessa, una delle città-chiave per il controllo delle coste ucraine. Insieme all'ancora assediata Mariupol, centro portuale sul Mar d'Azov, rappresenta di fatto l'ultimo baluardo ucraino a Sud, l'ultimo ostacolo prima che il Mar Nero diventi di fatto sostanzialmente un "mare russo-turco" a due passi dal Mediterraneo. 

 

 

 

 

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