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Sarmat, l'incendio nell'Istituto russo a Tver': "Cosa studiavano lì dentro", ipotesi sabotaggio

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Incidente, sabotaggio o attentato? L'incendio nell'edificio del Ministero della Difesa russo che ospita l'amministrazione dell'Istituto di ricerca per la difesa aerospaziale del Cremlino a Tver' (Russia centrale), che avrebbe provocato 7 morti (6 il bilancio ufficiale), resta un giallo. La versione forrmale delle autorità parla di un problema tecnico ai cavi, vecchi. Inquietante, certo, perché dà il segno di un certo degrado nelle infrastrutture "centrali" di un Paese in guerra. In questo stesso centro di fatto è nato l'RS-28 Sarmat, l'ormai famigerato "supermissile" annunciato poche ore prima del disastro da Vladimir Putin. Un'arma che nelle parole del presidente russo renderà la Russia "invincibile". Un nuovo chiaro monito bellico al mondo che si scontra però con la realtà di un Paese fragile ed esposto a ogni imprevisto, in Ucraina e in patria.

 

 

 

 

La colonna di fumo denso, il bilancio dei morti (sette) e i sospetti che subito si sono scatenati sui social network fanno il paio con la presunta "fake news" di Mariupol "sotto controllo russo". Banalissimo, come detto, il motivo scatenante dell'incendio citato dalle fonti ufficiali: un corto circuito che ha coinvolto vecchi cavi e il rivestimento di plastica infiammabile. Eppure l'Istituto, fondato nel 2014, è uno dei fiori all'occhiello tecnologici della macchina bellica di Putin.

 

 

 

 

Tra i progetti sviluppati in queste mura ci sono, per esempio, i sistemi di invisibilità dei velivoli Su-27 e Tu-160 e la partecipazione allo sviluppo del sistema missilistico Iskander, quello utilizzato in Ucraina in questi quasi due mesi di "operazione militare speciale". Il Sarmat, spiegava Putin, "non avrà pari al mondo per lungo tempo. Può penetrare ogni sistema di difesa presente o futura e che farà riflettere coloro che stanno minacciando la Russia". Difficile pensare che una tale macchina di morte sia nata in uffici con cavi infiammabili.

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