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Valery Gerasimov spedito al fronte? "Vai e non tornare vivo": indiscrezioni-choc, condannato a morte da Putin

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"Vai, vinci o non tornare vivo". Potrebbe essere stato questo il discorso fatto da Vladimir Putin a Valery Gerasimov, il Capo di Stato maggiore dell'esercito russo spedito in maniera piuttosto irrituale sul fronte ucraino. Gerasimov sarebbe già arrivato a Izyum, snodo strategico cruciale per concludere l'assedio a Kharkiv e lanciare l'assalto decisivo al Donbass. Quasi impossibile concludere la prima fase entro il 9 maggio, giorno della grande parata militare sulla Piazza Rossa a Mosca con cui il presidente russo, come ogni anno, la vittoria della "Grande guerra patriottica" russa contro i nazisti, individuati oggi negli ucraini.

 

 



La scelta di puntare su Gerasimov, che affiancherà o forse sostituirà addirittura il generale Aleksandr Dvornikov, è in ogni caso il segnale del "cambio di passo" voluto da Putin. Forse l'indizio che "le risorse sono finite", perché spedire sul fronte un ufficiale di così alto grado si traduce o nell'incapacità di trasmettere la "visione" del Cremlino ai soldati o addirittura la situazione critica all'interno delle forze armate. Mick Ryan, maggiore dell’esercito australiano in pensione e oggi stratega e analista militare, ha commentato la svolta su Twitter sostenendo che Gerasimov potrebbe portare un livello migliore di pianificazione ed esecuzione congiunta alle operazioni russe, certo, ma che esporlo al rischio del fuoco nemico "potrebbe sembrare una punizione".

 

 

 

 

Micol Flammini, sul Foglio, sottolinea come lo stesso Ryan abbia fatto riferimento a un significativo aneddoto risalente alla Seconda Guerra mondiate: "Il generale MacArthur nominò il generale dell’esercito degli Stati Uniti Robert Eichelberger al comando delle Forze armate di Buna, durante la campagna della Nuova Guinea. Prima di partire, gli disse: 'Bob, voglio che tu prenda Buna, o non tornare vivo'". Un sinistro ammonimento buono anche per Gerasimov

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