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Ivan Timofeev, l'analista del Cremlino: "L'Urss era crollata in condizioni molto più favorevoli..."

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"L'Unione Sovietica è crollata in circostanze internazionali molto più favorevoli". Tradotto: l'azzardo della guerra in Ucraina potrebbe costare carissimo a Vladimir Putin. Anche perché, di sicuro, oggi il presidente russo non gode della "protezione internazionale" di cui godeva nel 1991 l'ultimo presidente dell'Urss, Mikhail Gorbaciov. A sostenerlo non è qualche analista americano o filo-Nato, che tifa per il "regime-change", il cambio di regime a Mosca. Ma dal russo Ivan Timofeev, direttore del prestigioso Russian international affairs council (Riac), secondo cui gli choc prodotti dalla (sciagurata) "operazione militare speciale" iniziata lo scorso 24 febbraio "possono incidere sia sulla società sia sulla statualità della Russia".

 

 

 

Il Foglio riporta l'analisi di Timofeev, non certo tacciabile di essere un anti-Putin per partito preso. Le sue parole fanno un effetto forse ancora maggiore rispetto a quelle, durissime, di Michael McFaul, ex ambasciatore americano in Russia e uomo di Obama, che su Twitter si domanda: "Dopo due mesi di uccisioni di ucraini, cosa ha ottenuto Putin? Niente. Assolutamente niente. La Russia è più sicura? Assolutamente no. Più ricca? No. Ha ottenuto un maggiore rispetto nel mondo? No".

 

 



Ma Timofeev guida il più prestigioso think tank russo di politica internazionale, e dunque ogni suo giudizio ha un peso specifico grandissimo su quanto accade al Cremlino. Non a caso, il Riac è presieduto da un big come Igor Ivanov, il predecessore di Sergey Lavrov al Ministero degli Esteri "e lo stesso Lavrov fa parte del Consiglio della fondazione", ricorda sempre il Foglio, senza contare che "il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, è membro del Presidium del Riac".

 

 

 

 

Quella di Timofeev sembra quasi un atto di insubordinazione: anche perché, pur essendo tutto tranne che un "dissidente", rappresenta quella parte di establishment che era contrario all'avventura bellica in Ucraina. Nel suo lungo report, tratteggia uno scenario da "tempesta perfetta" in cui si sommano tre minaccia per Mosca. Quella esterna con l'Occidente schierato compatto contro il regime). Quella economica, che potrebbe acuire le storiche carenze strutturali del Paese. E quella relativa a un possibile collasso istituzionale, legato a "un contrasto nell'élite" e a "disordini e rivoluzioni interne". "Le pagine più drammatiche della nostra storia - ricorda - sono arrivate in momenti in cui il paese ha affrontato simultaneamente tutte e tre insieme queste minacce". Una situazione forse presentatasi solo nel periodo 1917-20, quello del trapasso da Impero zarista a Rivoluzione bolscevica. Non certo, sottolinea Trimofeev, nel tramonto dell'Urss, quando il contesto internazionale era "molto più favorevole" rispetto a oggi.

 

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