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Marianna, la donna incinta di Mariupol: "Questo non l'ho visto". Missili sull'ospedale, sospetto su Zelensky?

Claudio Brigliadori
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La guerra a Mariupol è come una Matrioska: un verità che contiene una bugia che contiene una verità. Marianna Vyscemyrska è la famosa ragazza incinta dell'ospedale bombardato a inizio marzo, quando l'attacco russo sulla città sul Mar d'Azov era ancora nelle prime, cruente fasi. Oggi, a distanza di oltre due mesi, torna a parlare e lo fa intervistata dalla inglese Bbc. "La mia foto è stata usata per diffondere bugie sulla guerra", accusa. A gestire il collegamento, nonché filtrare le richieste di interviste alla giovane (facendone di fatto il manager e portavoce) è Denis Seleznev, un blogger schierato con i separatisti filo-Mosca della Repubblica popolare di Donetsk. D'altronde, i russi controllano la città eccezion fatta per le acciaierie Azovstal. E fin da subito Marianna è diventata oggetto di propaganda russa, sfruttata per informare l'opinione interna su quanto stava accadendo oltre-confine. E così, la denuncia della neo-mamma diventa un cortocircuito: sta accusando i russi, o come pare andando un po' più a fondo nelle sue parole, gli ucraini di Kiev?

 

 

 



La giovane beauty blogger, pochi giorni prima del parto d'urgenza sotto i missili (e testimoniato dagli obiettivi dei fotografi) aveva postato su Instagram delle foto con i vestiti per bebè. Quelle foto erano state usate dalla propaganda di Mosca per sostenere la tesi che si trattasse, in realtà, di una attrice assoldata per recitare la parte della povera vittima. Addirittura, c'era chi sosteneva che l'ospedale non fosse stato attaccato. E che la presenza dei fotografi vicino alle donne incinta (un'altra, fotografata con il suo pancione sulla barella e scambiata con la stessa Marianna, è morta poi pochi giorni dopo) fosse la prova stessa della "messinscena ucraina"

 

 

 

 

Oggi la Vyscemyrska conferma ovviamente l'attacco all'ospedale, con parole crude. Il 9 marzo stava chiacchierando con altre donne nel reparto maternità. Poi due esplosioni e la fuga precipitosa in strada, in pigiama e con una coperta sulla testa: "Si sentiva volare tutto intorno, schegge e altro. Il rumore mi è risuonato nelle orecchie per molto tempo". Alcuni, anche suoi amici, non credevano alla sua ricostruzione. "È un peccato quando le persone che conosco credono in qualcosa che io non ho fatto". Tuttavia, e qui è un passaggio cruciale, Marianna non punta il dito contro Mosca. "In realtà non posso incolpare nessuno, perché non ho visto con i miei occhi da dove provenivano le esplosioni".

 

 

 

Dando man forte, dunque, all'altra "versione" russa. E cioè che l'attacco sì, c'è stato, ma è stato organizzato dall'esercito di Volodymyr Zelensky, come false flag per poter incolpare gli invasori. Oggi Marianna è tornata nella sua cittadina di nascita nel Donbass, controllato dai russi. L'unica sua certezza è stata quella di essere diventata bersaglio di odio e fake news, talmente feroci da arrivare alle minacce nei confronti suoi e della figlia Veronika: "Mi dicevano che sarebbero venuti a cercarmi, che sarei stata uccisa, che mio figlio sarebbe stato fatto a pezzi". Chi la minacciasse, però, se ucraini o filo-russi, non è dato sapere. Anche questo, in fondo, fa parte della grande nebbia di una guerra combattuta per le strade e sui social. 

 

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