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Il giorno in cui Medvedev è diventato una "bestia": l'indiscrezione che spiega tutto

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Dmitry Medvedev

Maurizio Stefanini
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Demetrio Orsini: absit inuria verbis, sarebbero queste le traduzioni più fedeli del nome e cognome di Dmitri Medvedev in termini di onomastica italiana. Dal 7 maggio 2008 al 7 maggio 2012 presidente della Federazione Russa, dall'8 maggio 2012 al 16 gennaio 2020 Primo ministro, dal 16 gennaio del 2020 vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Medvedev è un personaggio la cui statura istituzionale è esattamente inversa a quella fisica. Alto infatti 1,62, una volta che andò in visita in una cittadina in cui c'era al teatro uno spettacolo per bambini intitolato «Ti aspettiamo gnomo felice» tolsero i manifesti pubblicitari dalle vie, per timore che vi leggesse un'allusione e si arrabbiasse.
E abbiamo ora visto come quando si arrabbia anche il livello della sua educazione si adegua a quello fisico. «Mi viene spesso chiesto perché i miei post sono così duri», ha ora scritto sul suo canale Telegram, a proposito di quel che pensa di europei e occidentali. «La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire».

 


Non è che l'ultima chicca, peraltro. Sulle sanzioni del 4 giugno ha equiparato l'Occidente a «'ndrangheta e Cosa Nostra». Il 24 maggio ha definito il piano di pace italiano un testo di «grafomani» messo assieme «leggendo i giornali provinciali e sulla base delle fake news ucraine». Il 12 maggio ha ricordato che il conflitto «ha sempre il rischio di trasformarsi in una guerra nucleare totale». Il 17 marzo ha minacciato: «la Russia è abbastanza forte da mettere tutti i suoi nemici al loro posto». Il bello è che quando si era insediato la prima volta aveva parlato quasi alla Kennedy. Nato nell'allora Leningrado il 14 settembre 1965, laureato in giurisprudenza all'Università della sua città nel 1987, lì attivo tra i democratici di epoca gorbacioviana, sempre lì conseguì un dottorato in Diritto privato nel 1990 e insegnò tra 1991 e 1999, dopo essere stato anche assunto all'Agenzia Municipale per il Petrolio.
Tra 1991 al 1996 fu fra gli esperti del Comitato per le relazioni esterne dell'ufficio del sindaco di San Pietroburgo, allora presieduto da Vladimir Putin.
Nel novembre del 1993 assunse la gestione dell'ufficio legale dell'impresa cartiera Ilim Pulp. E 1998 fu eletto membro del Consiglio di amministrazione della cartiera Bratskij Lpk. Ma nel 1999, con l'ascesa di Putin, la sua carriera di tecnocrate si proiettò a livello nazionale: capo delegato dello staff presidenziale; capo del quartier generale della campagna elettorale del 2000; presidente di Gazprom nel 2001; capo dello staff presidenziale nell'ottobre del 2003; primo vice primo ministro nel novembre 2005. Designato infine da Putin candidato alla sua successione, fu eletto il 2 marzo 2008 presidente col 70,28% dei voti.

 


Primo capo dello Stato dal 1917 a non aver fatto parte né del Partito Comunista, né del Kgb, aveva fatto un discorso quasi da costituente di Filadelfia. «Riteniamo che siano i diritti umani e le libertà i valori più alti della nostra società». «Lavorerò per una Russia migliore che sviluppi la libertà civile e economica». «Sono i diritti umani e le libertà a determinare il significato e il contenuto dell'attività dello Stato». La Costituzione impediva al presidente di fare più di due mandati di fila, Putin allora divenne premier e gli passò la presidenza, per poi alternarsi di nuovo. All'epoca, non mancò chi pensò che Medvedev potesse costruire una forza politica ispirata alle idealità espresse al suo discorso di insediamento, costruendo in alternanza al partito di Putin un modello di bipartitismo che avrebbe potuto far crescere la democrazia in Russia. Ma dopo le accuse di corruzione mossegli nel 2017 dal blogger Alexei Navalny, Dmitri cambiò. Nel 2020 Putin lo licenziò da premier (ma lo insediò come vicepresidente del Consiglio di sicurezza) e Medvedev perse ogni freno. Arrivò pure a definire «molto interessante» una proposta del nazionalista Zhirinovski per combattere il decremento demografico attraverso la poligamia. 

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