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Kaliningrad, Domenico Quirico: "Il pretesto perfetto per la guerra totale"

Domenico Quirico

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Kaliningrad può diventare l'occasione per scatenare una vera guerra totale. Secondo Domenico Quirico, è pronta la "la Danzica di Putin. Se l'autocrate di Mosca scatenerà la Terza guerra mondiale il pretesto lo troverà qui, non nel Donbass o in Crimea", scrive su La Stampa. Lo troverà "in questo frammento di seconda guerra mondiale, in quella che era la Koenigsberg di Kant". Lo troverà "nel genocidio toponomastico russo è stata intitolata a un eroe della rivoluzione d'Ottobre e zelante servitore dei tempi staliniani, diventando per i lunghi anni della guerra fredda una città proibita perché afflitta da basi navali e stabilimenti della industria militare, poi tagliata fuori da chilometri di Lituania e di Polonia. Il nome bolscevico è rimasto, perché questa città è per sempre Unione Sovietica". E adesso la "sciagurata decisione del governo di Vilnius (ma è possibile che sia soltanto sua, che abbia osato da sola?) ha bloccato il collegamento e l'ha isolata da Mosca offrendo un pretesto perfetto a Putin. Come la città baltica tagliata fuori dalle scempiaggini della pace di Versailles la offrì all'ennesimo, e quella volta fatale bluff di Hitler". "Dal corridoio di Danzica al corridoio di Kaliningrad: così nascono le guerre", osserva Quirico. 

 

 

Il giornalista racconta che a Kaliningrad "nulla era russo". "Nessuna memoria, eredità, mitologia. decine di migliaia di tedeschi che abitavano in città fuggirono quando le truppe sovietiche cancellarono quella che si chiamava la Prussia orientale. Fuggirono su navi stipate all'inverosimile, in un esodo infernale, braccati dalle cannonate. Stalin realizzò uno dei suoi capolavori nelle manipolazioni da autocrate, vi trapiantò 300 mila russi, contadini prelevati con tartara disinvoltura nelle zone più devastate dalla guerra. Che occuparono case, terreni, negozi, fattorie" e "quando la attraversai lunghe file di anziani tedeschi sbarcavano all'aeroporto e su autobus rantolanti come il comunismo che li aveva costruiti, visitavano la città, la loro città. Erano i tedeschi che, bambini, erano fuggiti su quelle navi disperate e ora, annientata l'Urss, tornavano per un patetico, straziante turismo della nostalgia". 

 


Per Boris Eltsin Kaliningrad "doveva diventare la Hong Kong russa, una sorta di zona economica speciale. Invece fu il cuore della sua miseria. Il cinquanta per cento della popolazione era senza lavoro, migliaia di prostitute fameliche presidiavano le strade ad ogni ora del giorno e della notte e le statistiche dell'Aids ponevano la città su soglie africane. Anche metà della flotta del Baltico risultava sieropositiva. i colleghi di Putin nel nuovo Kgb parlavano, ovviamente, di un perfido attentato batteriologico dell'Occidente alla purezza sessuale russa".

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