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Sergio Romano definitivo: qual è stato il più grande errore commesso contro Putin

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Sergio Romano sul Corriere non usa giri di parole e spiega quali sono gli errori che l'Occidente sta commettendo nella gestione della guerra in Ucraina. Lo fa con il suo solito stile diplomatico che però rivela alcune verità con cui l'Occidente non vuole fare i conti: "In una crisi da cui non sembra esistere per il momento una via d'uscita, l'unica soluzione sembra essere quella di continuare a combattere una guerra senza spargimento di sangue inscenando una versione aggiornata di quella che fu definita "fredda" e in cui la retorica non è meno importante della politica. Le democrazie occidentali lo fanno presentandosi come i protettori di un Paese che è stato ingiustamente aggredito mentre Putin ha deciso di scendere in guerra contro un 'Occidente corrotto'".

 

 

Poi lo stesso Sergio Romano esplicita ancora meglio il suo ragionamento: "Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, è spesso più discreto, ma in questo caso non è stato meno esplicito di Putin e ha usato parole ancora più taglienti: 'Li odio. Sono bastardi e degenerati. Vogliono la nostra morte, la morte della Russia. Ma finché sarò vivo farò il possibile perché spariscano'. L'Occidente non ha usato questo linguaggio, ma ha preferito comportarsi come se l'apparizione di Putin sulla scena politica russa giustificasse l'adozione di misure che appartengono al bagaglio politico della Guerra fredda".

 

 

A questo punto arriva l'affondo: "Abbiamo incoraggiato gli ex satelliti dell'Urss - Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria - a diventare membri di una associazione (l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord) che era stata creata a Washington il 4 aprile 1949 in uno dei momenti più caldi della Guerra fredda. Credo che ogni Paese abbia il diritto di premunirsi contro possibili nemici, ma il ricorso alla Nato, quando era ancora forse possibile cercare altre soluzioni, è stato un evidente ritorno ai blocchi contrapposti". Insomma, secondo il diplomatico, questo ritorno alle ricette della guerra fredda potrebbe avere effetti imprevedibili sullo scenario internazionale. 

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