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Padre Slava, il prete anti-Putin che fa tremare tutta la Russia

Alberto Palladino Filippo Castaldini
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Un minuscolo prefabbricato alla periferia di Kiev, lungo il Dnipro. Tra filo spinato, checkpoint e condomini che coprono il cielo, padre Yaroslav Yasenets parla ai suoi fedeli. La grande croce di legno fuori dalla sua Chiesa si staglia nel cielo contro il filo spinato regalando una potente immagine di spiritualità guerriera. Intona le sue antichissime omelie ortodosse agitando l'incensiere e immergendo pezzetti di pane nel calice. «Preghiamo per coloro che soffrono e per la pace sulla terra» intona rivolto verso l'icona di Gesù battezzato nel Giordano. Parla di pace padre Yaroslav ma non solo. Lo spirito buonista di molte messe nostrane sembra del tutto assente. Il giovane prete ortodosso parla di coraggio, di guerra, di patria. Le sue omelie sono ascoltate da decine di giovani, molti dei quali in uniforme. «Per me benedire i soldati che partono per il fronte non è uno scandalo, è la mia missione divina».
 

 

 

PACE DIVINA Anche lui si è addestrato per raggiungere il fronte come cappellano d'un battaglione di volontari. Con quei ragazzi si era già schierato nelle strade di Kyiv contro il gay pride. «Quel giorno la polizia fu brutale contro di noi, ma ora c'è questo nuovo nemico contro cui lottare». La sua chiesa è un "angolo di fede" nato dalla guerra. «La pace divina è cosa ben diversa da quella degli uomini. Per questo, di fronte alle ingiustizie, bisogna combattere e avere coraggio». Non ha neanche trent' anni padre Yaroslav, sposato e con una bambina. Ci benedice finita la liturgia e comincia la nostra chiacchierata. «Questa è una guerra contro l'Europa e contro la nostra Fede». La Chiesa Ortodossa ucraina il 27 maggio scorso ha annunciato la sua separazione da quella di Mosca. Una frattura ad oggi insanabile per via della posizione del Patriarca Kirill, fedelissimo del presidente russo Vladimir Putin. Non era la prima volta che la guerra entrava in chiesa. Il 15 dicembre 2018, infatti, si era consumato il cosiddetto «scisma ucraino» con la fondazione della Chiesa ortodossa d'Ucraina attraverso un Concilio di riunificazione tra il Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina. L'accusa che arriva da più parti è che la Chiesa Ortodossa russa, dopo le persecuzioni sovietiche, venne ricreata in maniera organica al regime e venne sottoposta al controllo sistematico del Kgb. Trono ed altare. «Per questo ora più che mai era necessario un taglio netto con un'istituzione che è diventata nemica della Tradizione ed è da quasi un secolo collusa con il potere».

 

 

 


ANTEMURALE Per lui l'Ucraina ha da sempre costituito un baluardo contro «l'asiatizzazione» dell'Europa centrale, questo l'avrebbe elevata a campo di battaglia tra l'Est e l'Ovest, con buona pace della Berlino di Kennedy. «L'Europa per lungo tempo non ha sofferto alcun conflitto, è diventata troppo ricca, degenerata da questo benessere e da questa falsa pace. Non riesce più a capire lo spirito della liberazione e della nostra rivoluzione conservatrice». Parole di un combattente. «Cristo lo ha detto chiaramente d'essere venuto a portare la spada, e comunque di guance da porgere se ne hanno solo due, la pace del vangelo non è una pace terrena e chi ricerca la pace nel mondo pensando di stare alle sue regole deviate sbaglia». Non ha paura di morire. «Noi abbiamo già vinto. Andremmo in paradiso da martiri, come tutti quelli che combattono per la verità e la fede». Accompagnandoci oltre i blocchi di cemento della garitta lancia uno sguardo ai grattacieli di vetro e cemento appena finiti che ora riflettono il sole al tramonto. «La guerra non ha fermato gli speculatori edilizi e la corruzione, la fede sì». Sorride. Forse c'è ancora speranza. 

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