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Vladimir Putin sotto assedio, ecco i satelliti per farli fuori: la guerra nel cosmo

Carlo Nicolato
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Lo scorso 12 luglio l'Esa, l'Agenzia spaziale europea, ha dichiarato di aver interrotto tutti i progetti di collaborazione che aveva con il programma russo Roscosmos. «Il Consiglio mi ha incaricato di porre ufficialmente fine alla cooperazione attualmente sospesa con Roscosmos», ha dichiarato il Direttore Generale dell'Agenzia Josef Aschbacher. La collaborazione riguardava in particolare il progetto ExoMars2022, cioè la missione per l'esplorazione di Marte tramite una sonda robotica architettata dalle due agenzie insieme quando la politica ancora lo permetteva. Poco più tardi il nuovo capo di Roscosmos ha annunciato che la Russia lascerà nel 2024 la Stazione Spaziale Internazionale e si concentrerà sullo sviluppo del proprio avamposto orbitale. «Naturalmente, adempiremo a tutti i nostri obblighi nei confronti dei nostri partner, ma la decisione di lasciare questa stazione dopo il 2024 è stata presa», ha detto Yuri Borisov dopo un incontro con il presidente russo Vladimir Putin

 

 

ROGOZIN RIMOSSO - L'Agenzia americana tuttavia sostiene di non aver mai ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e Robyn Gatens, direttrice Nasa dell'Iss, assicura che almeno per il momento gli Usa non hanno intenzione di rompere i rapporti "spaziali" con la Russia. Tantomeno adesso, dopo l'opportuna rimozione da Roscosmos del falco Dmitri Rogozin, che a suo tempo aveva perfino adombrato la possibilità che senza i cosmonauti la stazione sarebbe caduta sulla Terra, ovunque ma non in Russia come aveva "dimostrato" con una cartina su Twitter. Resta il fatto che anche se mancano tuttora conferme ufficiali è molto probabile che la collaborazione spaziale tra Occidente da una parte e Russia e Cina dall'altra verranno sospese fino a data da destinarsi, rendendo la divisione dei due blocchi un dato di fatto che supera i confini del nostro pianeta. 

 

LA SVOLTA DI RONNIE - Sia detto, la guerra fredda nello spazio non è certo una novità. Era un'appendice importante di quella tra gli anni '50 e '80 nota come "corsa allo spazio", con le due superpotenze militari dell'epoca, e di adesso, che si sfidavano nella rincorsa a sempre più avveniristiche mete, dai lanci di missili alla conquista della Luna, fino ai viaggi di navette riutilizzabili (Space Shuttle) per missioni esplorative. Negli anni '80 peraltro, al crepuscolo dell'Unione Sovietica, Reagan aveva avviato un nuova sfida spaziale non più relegata elle semplice conquiste scientifiche, ma con potenziali militari di enorme portata, il famoso "scudo spaziale" progettato per proteggere gli Stati Uniti da attacchi di missili balistici con testate nucleari. Una tecnologia che anche se non è mai stata sviluppata ha comunque spianato la via ad alcuni dei sistemi di difesa antibalistica di oggi. La caduta dell'Urss diede il via all'era delle collaborazioni tra Usa e Russia, con l'arrivo contemporaneo e successivo dell'Europa e della Cina, quella che appunto sta avendo adesso un drastico ridimensionamento. 

 

STAZIONE AUTONOMA - Stando così le cose dunque Nasa ed Esa, con la significativa aggiunta dei privati, continueranno a collaborare perla costruzione di stazioni spaziali più moderne in grado di fungere da punti di sosta per futuri progetti di esplorazione o per missioni lunari a lungo termine. E così farà per altre strade, e in competizione, anche il blocco Russa e Cina, con Mosca che potrebbe aggregarsi alla costruzione di una stazione autonoma simile all'Iss pianificata da Pechino. Tra i due Paesi c'è anche l'idea di una stazione lunare. Lo scorso anno Roscosmos e l'Amministrazione spaziale nazionale cinese hanno firmato un memorandum d'intesa in proposito, ma le linee guida sono piuttosto vaghe. L'Europa invece sta pensando di rimpiazzare Mosca con Elon Musk. Manca in particolare il razzo che sostituisca il russo Proton necessario per raggiungere la destinazione prescelta nel progetto ExoMars. 

 

 

TOKYO E NUOVA DELHI - Indiscrezioni riferite a Josef Aschbacher, direttore generale di ESA, secondo le quali le discussioni tecniche preliminari con SpaceX sarebbero già a buon punto. Tra i papabili però non c'è solo il plurimiliardario di Tesla. «Direi che ci sono due opzioni e mezzo che stiamo discutendo» ha detto Aschbacher, «una è chiaramente SpaceX. Un'altra possibilità è il Giappone. Il Giappone sta attendendo il volo inaugurale del suo razzo di prossima generazione. Un'altra opzione potrebbe essere l'India». Certo è, come ha sottolineato Aschbacher, la cosa non è affatto semplice, «non è come salire su un bus»

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