Vladimir Putin, il bivio del terrore: mobilitazione o atomica
La riconquista ucraina di 3000 km quadrati di territorio a Est di Kharkiv mette sotto pressione Mosca, sebbene l'area non sia enorme, equivalendo alla provincia di Sondrio. Ci si chiede cosa farà ora il presidente russo Vladimir Putin. È ormai chiaro che gli ucraini hanno concentrato in segreto le forze a Kharkiv dopo che i russi avevano sguarnito il settore spostando reparti a Kherson, dove gli ucraini avevano fatto credere di tenere il baricentro dell'azione. Che si incrini il rapporto fra Putin e i militari è possibile. Per l'intelligence ucraina, ieri sarebbe stato destituito il generale Roman Berdnikov dalla carica di capo del distretto militare occidentale, che aveva assunto lo scorso 26 agosto. Se confermato, è uno schiaffo a Berdnikov, già capo delle forze russe in Siria. A sostituirlo, verrebbe chiamato il generale Alexander Lapin. Fra i soldati di Kiev ci sarebbero consiglieri occidentali e l'agenzia russa TASS sostiene che sarebbero «2000 i mercenari americani, britannici, polacchi e di altri paesi» partecipanti all'offensiva. La Russia, pur col vantaggio in aviazione e mezzi pesanti, manca di uomini per la fanteria. Per un lungo fronte ci vuole una certa proporzione di soldati per ogni chilometro. Tanto più in pianure che favoriscono le manovre aggiranti.
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Le recenti elezioni regionali russe confermerebbero il primato del partito di Putin, Russia Unita, e potrebbero incoraggiarlo a una mobilitazione all'insegna del patriottismo. Dovrebbe però mutare narrativa, da "operazione speciale" a "guerra". Intanto, decine di consiglieri municipali d'opposizione di 18 distretti di Mosca e San Pietroburgo hanno firmato una petizione per chiedere le dimissioni del presidente, le cui azioni «vanno a detrimento del futuro della Russia e dei suoi cittadini», si legge nell'incipit della lettera aperta, condivisa su Twitter da Ksenia Torstrem, consigliere municipale di un distretto di San Pietroburgo. I firmatari della petizione rischiano di ricadere sotto le nuove leggi che prevedono pene detentive per chi critica la guerra in Ucraina. Per la verità, già il 25 agosto, Putin aveva decretato un aumento di 137.000 uomini di tutte le forze armate, dal 1° gennaio. Così il totale delle forze armate supererebbe 1,15 milioni di persone, compresi però anche aeronautica, marina e forze speciali, per i quali si stimano 2 milioni di riservisti. Putin deve rinfoltire soprattutto l'esercito, che da solo non supera 300.000 uomini. Mobilitare almeno 300.000 fanti richiederebbe qualche mese.
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Nell'attesa, il Cremlino punta sulle milizie private degli oligarchi, in aggiunta a i mercenari della Wagner. E sui ceceni di Ramzan Kadyrov, che ha preannunciato l'invio di 10.000 miliziani. I russi per guadagnare tempo, martellano con l'aviazione. L'aumento degli attacchi aerei con bombardieri Tupolev indica che, in attesa di schierare più soldati a terra, Putin attuerà una campagna aerea e missilistica che già ha distrutto infrastrutture a Kharkiv facendo mancare l'elettricità. Teme l'uso di armi nucleari tattiche il presidente del CESI, Andrea Margelletti: «I russi potrebbero perdere convenzionalmente e ciò metterebbe a rischio l'esistenza del gruppo dirigente di Mosca. I dirigenti potrebbero chiedere l'uso di armi non convenzionali, anche se non è detto che i militari obbediscano. In caso di insubordinazione, i militari potrebbero volere una nuova classe dirigente al Cremlino. Non necessariamente più incline all'Occidente, ma al contrario anche più dura». Scatenare atomiche anche di piccola potenza è però molto improbabile, pari a un suicidio politico, anche in termini di parole d'ordine sulla «liberazione dell'Ucraina dal nazismo».
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