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Re Carlo, l'islam mette il turbante sulla sua testa: fantasie sulla conversione

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Re Carlo

Andrea Morigi
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Carlo III già arruolato, a sua insaputa, dai Fratelli Musulmani. A La Luce News, sito di riferimento del fondamentalismo islamico in Italia, sono riusciti a fare della parte il tutto, estrapolando qualche frase da un discorso tenuto nel 1993 dall'allora principe di Galles presso l'Oxford Center for Islamic Studies, dopo avervi concesso il proprio patrocinio. Questo non toglie che, come tutte le persone educate- e non solo i membri della famiglia reale inglese - fanno in casa d'altri, l'erede al trono fosse andato a rinsaldare le relazioni attraverso il dialogo in un ambiente accademico. Nell'occasione aveva avanzato alcune tesi, certamente opinabili, ma non liquidabili alla stregua di fake news. Come la seguente: «Molti elementi di cui l'Europa è orgogliosa derivano dalla Spagna musulmana. Ad esempio la diplomazia, il libero scambio, la libera circolazione di merci e persone, la ricerca accademica, l'antropologia culturale, l'etica, la moda, la medicina alternativa, lo sviluppo di ospedali».
 

 

 

TOLLERANZA Vi è chi potrebbe sostenere che, a loro volta, gli invasori arabi avevano potuto apprendere elementi di civiltà e le opere di misericordia spirituale e temporale dai cristiani che, sei secoli prima della nascita di Maometto, avevano meditato per esempio sulla parabola del Buon Samaritano mettendola anche in pratica con fondazioni assistenziali e caritative. Figuriamoci se un futuro monarca non lo sapeva. Ma è nella natura degli imperi non avere caratteristiche confessionali e prescindere dal criterio che obbligherebbe i sudditi a conformarsi alla religione del sovrano, il quale regna su tutte le comunità, a qualsiasi fede appartengano, proteggendole tutte. Anche nel Sacro Romano Impero esistevano moschee, accanto a chiese cristiane e a sinagoghe, e questo favoriva la conoscenza e la tolleranza reciproca. Perfino la Sublime Porta garantiva in qualche misura la libertà religiosa degli "infedeli". Che oggi non sia più così lo aveva sottolineato lo stesso Carlo d'Inghilterra nel suo discorso di Natale nel 2019, citando «le innumerevoli persone che soffrono terribili persecuzioni, costrette a fuggire dalle loro abitazioni, e a rafforzare la nostra determinazione per evitare che il Cristianesimo scompaia dalle terre della Bibbia». Intendeva la Siria e l'Iraq, dove l'esodo delle minoranze sembra inarrestabile. Nel 2014, invitato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, duante una messa cattolica aveva condannato le violenze: «Per me è assolutamente inconcepibile che un credente possa trovare nella sua fede la ragione per perseguitare una persona di un'altra religione. Facendo così infatti il persecutore non fa altro che disonorare la sua stessa fede». Quella della conversione all'islam di Carlo è una bufala, a lungo indagata da specialisti come Daniel Pipes che l'ha dichiarata priva di ogni fondamento.
 

 

 

PREVENZIONE Ovviamente a Carlo non è sfuggita nemmeno la creazione di ghetti islamici nel Regno Unito. «La radicalizzazione in Gran Bretagna è una grande preoccupazione e la misura in cui ciò sta accadendo è allarmante soprattutto in un Paese come il nostro dove teniamo ai valori», aveva commentato nel 2015. Era consapevole e non stupìto, anche se «penseresti che la gente che è venuta qui o è nata qui e va a scuola qui si adegui a questi valori e prospettive. La cosa terrificante è che la gente possa essere così radicalizzata, sia per contatto diretto con qualcuno che attraverso internet». È prioritario, per lui «prevenire la radicalizzazione», perché non puoi semplicemente nasconderla sotto un tappeto. La cosa più importante a fare è però ricordare alla gente le distorsioni che vengono fatte di grandi religioni e le idee originali dei fondatori di queste religioni». Difficile intravedere dietro le tende di Buckingham Palace un sostenitore della sharia. 

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