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Alessia Piperno, Vittorio Feltri: se la sua libertà fa paura all'Iran

 Alessia Piperno

Vittorio Feltri
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Una nostra connazionale è sotto sequestro in Iran, detenuta in quel sistema penitenziario dove solo poche settimane fa Mahsa Amini, ventiduenne curda arrestata poiché non indossava in modo corretto il velo, è deceduta dopo essere entrata in coma in seguito, a quanto pare, alle percosse e alle violenze di vario genere subite durante lo stato di fermo.

Da quel 16 settembre il Paese è attraversato da un'ondata di proteste contro la condizione non più tollerabile di schiavitù e assoggettamento in cui vivono le donne locali, che scendono nelle piazze per bruciare quelle stoffe, simbolo di prigionia, dietro le quali gli uomini pretendono che esse si nascondano.

Alessia Piperno, trentenne romana, si è trovata nel posto sbagliato e per di più nel momento forse peggiore. Subito dopo una festa per celebrare il suo trentesimo compleanno insieme ai nuovi amici che aveva conosciuto in Iran, dove si trova da fine luglio, è stata tradotta in carcere.

 

 

MA QUALI COLPE... - Ignoriamo quale norma ella abbia infranto, di quale crimine si sia macchiata. Ma possiamo intuirlo: l'essere una ragazza libera, occidentale, emancipata, la quale viaggia in lungo e in largo per il mondo, con lo zaino in spalla e in sella alla sua motocicletta, che ha dovuto vendere prima di varcare i confini iraniani, considerato che da quelle parti alle signore è vietato guidare questi aggeggi ritenuti da maschi.

Insomma, Alessia non ha colpe. Certo, avrebbe potuto evitare di avventurarsi in un Paese tanto primitivo, dove sono in vigore regole assurde, inconcepibili per noi che abitiamo l'altra parte del globo, la quale magari non sarà del tutto libera ma dove pure i diritti umani sono riconosciuti e tutelati, e questo è un fatto.

Tuttavia nessuno di noi ha il diritto di fare la morale a questa ragazza, che è una ragazza di oggi che viaggia non accompagnata, poiché il gentil sesso finalmente può farlo e ha la facoltà di farlo e deve farlo. Alessia desidera scoprire questo pianeta, conoscere le sue genti, stupirsi, imparare, crescere, raccontare poi ciò che vede e vive sul suo blog, una sorta di diario pubblicato sulla rete. Se questo la rende felice, fa bene a compierlo.

 

 

 

AMARA SMENTITA - Alessia è stata severa con noi giornalisti, dall'Iran ha lanciato un monito a chi la segue su Instagram: non crediate a tutto quello che dicono i media, l'Iran non è pericoloso. E qui si sbagliava e chissà adesso quanto si rimprovera questa leggerezza.
Certo, noi ne affermiamo di stronzate, ma che certi Paesi islamici siano da evitare è fuori discussione. Non lo sosteniamo perché gli islamici ci stanno sulle scatole né perché siamo razzisti. Esiste un divario profondo, anzi abissale, tra il nostro sistema giuridico e il loro, tra la nostra civiltà e la loro, che dista dalla nostra qualche millennio. Così accade che una ragazza, una turista italiana, che non ha fatto del male a nessuno, che si proponeva di fare un pic-nic con gli amici prima di raggiungere di nuovo il Pakistan dove avrebbe voluto realizzare un villaggio con le sue mani per manifestare la sua gratitudine nei confronti di un popolo che l'aveva fatta sentire accolta, venga catturata dalla polizia religiosa, o morale, e messa in gattabuia.

STRUMENTALIZZATA - Non sappiamo quali orrori stia vivendo dietro le sbarre la nostra Alessia, di cui apprezziamo il coraggio, la positività, l'energia, che ci auguriamo non l'abbandonino proprio ora. Sappiamo però che questi individui non si fanno scrupoli, non ci è sconosciuta la loro considerazione nei confronti della donna né ci sono oscuri i loro metodi violenti nei riguardi dei ristretti. Ecco perché siamo molto preoccupati per questa cittadina italiana, imprigionata nelle maglie e nelle trame di giochi diplomatici che potrebbero andare avanti per molto molto tempo. Facciamo di tutto per riportarla a casa, in questa nostra Italia che sarà piena zeppa di difetti, vizi, problemi, contraddizioni, ma che pure resta tra i Paesi più sicuri ed evoluti del mondo. 

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