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Germania, spia russa ai massimi livelli: chi è quest'uomo, fatto fuori

Daniel Mosseri
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Taccagneria ed egoismo. Sarebbero queste le ragioni apparenti per cui da alcuni mesi la Germania ci va con i piedi di piombo quando si tratta di inviare aiuti militari a Kiev oppure di accordarsi con i partner europei sull'imporre un price cap al gas naturale estratto in Russia. È vero che Berlino non consegna materiale bellico direttamente alle forze armate ucraine ma preferisce che a farlo siano altri Paesi, come per esempio la Grecia, che dispongono di vecchie armi di fabbricazione sovietica e che la Germania a sua volta rimpiazza con materiale più moderno. Ed è parimenti vero che sul price cap invocato da Mario Draghi fin da maggio il governo di Olaf Scholz non ha voluto sentire ragioni fino a fine agosto, quando cioè i serbatoi di gas russo si sono riempiti per la prima volta. La ragione profonda di questo comportamento va però cercata altrove, e cioè nel tentativo del governo tedesco di non irritare la Russia ossia di evitare che il conflitto superi i confini dell'Ucraina per arrivare anche ai confini orientali dell'Ue o, peggio ancora, in Germania. Purtroppo per i tedeschi i russi sembrano lavorare nella direzione opposta.

 


Prima c'è stato il danneggiamento al sistema di gasdotti diretti russo tedeschi Nord Stream 1 e 2: tre delle quattro pipeline trans baltiche simbolo della dipendenza energetica di Berlino da Mosca sono state sabotate da mano ignota ma in molti vi hanno visto l'opera del Cremlino furibondo per il "tradimento" operato dal suo migliore cliente di gas. Di pochi giorni fa è il sabotaggio a due snodi per le radiocomunicazioni del sistema ferroviario della Germania del nord: anche in questo caso gli investigatori credono che il mandante sia il Cremlino. I missili russi piovuti lunedì su un ex consolato tedesco a Kiev confermano come l'incubo dei tedeschi possa diventare realtà.

 


Sempre di queste ore è la notizia di come la ministra degli Interni di Scholz, Nancy Faeser, stia cercando di sbarazzarsi di Arne Schöhbohm, il dirigente d'azienda chiamato nel 2016 a guidare l'Ufficio federale perla sicurezza informatica (Bsi). Secondo il secondo canale della tv tedesca, Zdf, Schöhbohm sarebbe pericolosamente vicino a un'associazione per la cyber sicurezza a sua volta legata a un'azienda fondata da un ex agente del Kgb. Un disastro di immagine per il Bsi e per l'apparato tedesco di sicurezza in genere già infiltrato in tempi recenti - alla Casa Bianca c'era Barack Obama - da talpe dell'Agenzia (Usa) per la Sicurezza Nazionale, Nsa. Al momento non si può dire se a vincere sarà la ritrosia tedesca o il tentativo russo di allargare il conflitto. L'unica certezza è che la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha reagito ai missili sul consolato promettendo di fare «tutto il possibile per rafforzare rapidamente le difese aeree dell'Ucraina» mentre, nel suo ruolo di presidente di turno del G7, lo stesso Scholz ha accolto la richiesta del presidente ucraino Zelensky di convocare una riunione straordinaria del G7 sul conflitto russo-ucraino. 

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