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Gas, il finto tetto ai prezzi piace solo a Berlino: è guerra energetica

Antonio Castro
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Nessun accordo sul tetto al prezzo del gas. A 7 mesi dall'inizio della discussione siamo punto e a capo. Manca un'intesa. Il meccanismo proposto dalla Commissione europea è riuscito a mettere tutti d'accordo: non va bene a nessuno. «Una proposta inapplicabile», stando ai 15 Stati che spingevano per un tetto dinamico. «Una barzelletta», sintetizzano da Varsavia. È «uno scherzo» ribattono da Madrid. Peri Paesi contrari, capeggiati da Germania e Paesi Bassi, il meccanismo comporta «rischi di instabilità per il mercato e perle forniture». I quindici contrari si erano riuniti già prima del Consiglio straordinario (il quarto da luglio) e hanno deciso che non avrebbero formalmente approvato neppure gli altri due provvedimenti del pacchetto gas (la solidarietà tra gli Stati e l'accelerazione supermessi per le rinnovabili), senza un accordo sul price cap. Il Consiglio si è quindi chiuso con un «parere favorevole» ai due provvedimenti e un rinvio a un nuovo Consiglio straordinario, che si terrà probabilmente il 13 dicembre, per trovare un'intesa che sblocchi il price cap.

RINVIO A NATALE
«La discussione è molto complicata perché ci sono differenti punti di vista su come deve funzionare e come dev' essere l'intervento. In ogni caso, è chiaro che vogliamo lavorare duramente nei giorni restanti per arrivare un accordo», ha confermato il ministro dell'Industria della Repubblica Ceca (presidente di turno dell'Ue), Jozef Sikela. «Possiamo anche fare a meno di fissare un tetto se i criteri sono chiari per raggiungere l'obiettivo che ci diamo», scandisce il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, vale a dire «intervenire evitando una speculazione e un'esplosione dei prezzi del gas». L'inverno è ormai alle porte. Sul Nord Europa i venti gelidi siberiani scuotono ora le cancellerie. E non si tratta dei temibili venti di guerra che soffiano dai bastioni orientali d'Europa per effetto della guerra energetica scatenata dalla Russia contro l'Ucraina.

Ma a oltre 7 mesi di distanza un accordo europeo condiviso non c'è. A Palazzo Chigi allora c'era ancora Mario Draghi, il leader europeo che aveva lanciato al Consiglio europeo l'ipotesi di accordarsi tra i 27 Stati per non farsi la guerra dei prezzi. I mesi sono volati via in una grandinata di incontri e dichiarazioni roboanti. Il prezzo del gas ha superato anche i 300 euro al kw. Una follia considerando che appena nel gennaio 2021 galleggiava placidamente. Poi è scoppiata "l'operazione straordinaria" messa in piedi da Mosca. Le valvole dei gasdotti che Est portavano il gas in Europa si sono progressivamente chiuse. Il prezzo è decollato per effetto della scontata legge di mercato. Ma anche per colpa si una poderosa speculazione finanziaria (occidentale). Che ha infiammato i prezzi in una rincorsa folle.

A quasi un anno dall'inizio del conflitto ucraino siamo ancora a discutere e litigare su come evitare di rifilare una batosta energetica micidiale all'economia di mercato europea. Attaccati - chi più, chi men o- alla "mammella" russa si parla ma le bizantine soluzioni ipotizzate non piacciono. Per scattare il meccanismo di protezione ipotizzato prevederebbe due settimane al di sopra dei 275 euro e una differenza di 58 euro col prezzo del gas liquefatto, per almeno 10 giorni. E tanto per gradire il ministro olandese dell'Energia, Rob Jetten, ieri ha messo le mani avanti. Ammonendo: il price cap sul gas proposto dalla Commissione «può essere dannoso per la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità dei mercati finanziari».

SPACCATI
L'Olanda non ha alcuna intenzione di allinearsi all'ipotesi europea. Anche perché il Ttf (Title Transfer Facility), vale a dire il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale che è una delle principali piazze finanziarie di riferimento per lo scambio del gas in Europa, ha portato un inatteso tesoretto nelle casse del Paese. Ieri ad Amsterdam il prezzo del gas ha chiuso in calo ma resta sopra i 122 euro (il future sul mercato Ttf per le consegne di dicembre hanno chiuso in calo a 122,35 euro al MWh (-5,609%). In serata - tanto per "rasserenare" il clima - il presidente russo Putin ha avvisato: il price cap avrà «conseguenze gravi» per i mercati mondiali dell'energia, ha avvisato in un colloquio telefonico con il Premier iracheno, Mohamad Shia al Sudani.

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