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Putin, il complotto dei nazionalisti afroamericani: colpo al cuore degli Usa

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Tra i "collaboratori" di Vladimir Putin un gruppo nazionalista afroamericano. A riferirlo il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che ha incriminato Omali Yeshitela, fondatore dell'African People's Socialist Party e del Movimento Uhuru, e altri tre membri del partito: Penny Joanne Hess, Jesse Nevel e Augustus Romain. I quattro avrebbero collaborato con i servizi di intelligence russi con l'obiettivo di influenzare le elezioni americane locali, quelle avvenute nel 2017 e nel 2019, e quelle nazionali nel 2020.

 

 

Il leader e i suoi seguaci sono accusati di aver prestato servizio come agenti della Russia. Motivo per cui rischiano fino a dieci anni di carcere. Stando all'accusa, i quattro imputati hanno ricevuto denaro e sostegno da Alexander Ionov, un cittadino russo che operava sotto copertura e si definiva leader di un movimento anti-globalizzazione, nonché da spie dell'Fsb, i servizi segreti russi. Ma cos'è l'African People's Socialist Party? Fondato nel 1972, il partito persegue la "difesa della classe operaia africana" dalla "dominazione capitalista e colonialista americana".

 

 

Tra le altre battaglie si ricordano le manifestazioni del 2016 a favore di una "petizione sul crimine di genocidio contro il popolo africano negli Stati Uniti". Sempre secondo i giudici, oltre ad aver influenzato le elezioni, Yeshitela si è recato in Russia nel 2015 per concludere un accordo con il movimento di Ionov. Eppure i membri del gruppo hanno negato di lavorare per conto del Cremlino e hanno accusato il governo degli Stati Uniti di aver cercato di metterli a tacere. "Il servizio di intelligence straniero della Russia avrebbe utilizzato come arma i nostri diritti del Primo Emendamento - libertà che la Russia nega ai propri cittadini - per dividere gli americani e interferire nelle elezioni negli Stati Uniti", ha affermato l'assistente del procuratore generale Matthew G. Olsen.

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