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Chico Forti, altro sfregio in carcere: gli tolgono anche il cane

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Alessandro Dell'Orto
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«Java è estremamente triste, sembra che sappia che presto saremo separati. Sta controllando ogni mossa che faccio, ogni secondo e anche adesso, mentre scrivo, mi guarda dritto nel cuore. Non posso sopportare la supplica nei suoi occhi profondi: “Chico, non lasciare che mi portino via da te, non voglio andare. Voglio stare con te, anche stra-incatenato”». Java è un golden retriever di 22 mesi, ma non è soltanto un cane. È il miglior compagno di vita, anzi il solo vero compagno di Chico Forti (come ci raccontò lui in un’intervista: «Dormo con 67 detenuti, ma l’unico amico è un cane») nel Dade Correctional Institution di Florida City, il carcere in cui l’ex imprenditore di 64 anni sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike (figlio di Anthony Pike, dal quale l’italiano - che si è sempre dichiarato innocente - stava acquistando il PiIces Hotel a Ibiza), dopo essere stato accusato senza indizi, essere stato giudicato senza difesa, essere stato dichiarato colpevole senza vere prove. Sì, incastrato dal lontano 2000.

Java (in gergo americano significa caffè nero, il nome può essere scelto da chiunque con una donazione) sta con Chico dallo scorso 15 agosto, ma tra due giorni verrà portato via, chissà dove, e dovrà lasciare l’amico con cui vive giorno e notte, con cui si diverte, con cui corre, con cui “parla” e con cui piange. E per Chico, cui hanno già tolto ingiustamente - oltre alla libertà 23 anni di vita, è un altro duro colpo. Una crudeltà che chi ama gli animali non può accettare. Le parole scritte a Libero, questa volta, sono zeppe di dolore e amarezza, delusione; i racconti ricchi di sofferenza ed emozione.

 

 

 

L’ADDESTRAMENTO

Forti, nel carcere di Florida City, si occupa dell’addestramento di golden retriever per servizi sociali ed accompagnatori- ogni cane rimane con l’addestratore per un periodo di circa sei mesi –, è considerato un whisperer (coloro che riescono ad avere un rapporto con gli animali semi francescano) ed è già al sesto golden (Zinger, Cajun, Disco e Chutney i nomi di alcuni dei cani precedentemente allevati). Java, però, è speciale e l’addio sarà ancora più doloroso. Perché il feeling è unico: due caratteri difficili e ribelli che si ammorbidiscono a vicenda, due “testoni” che si capiscono al volo amandosi follemente. Chico e Java, Java e Chico: sei mesi sempre appiccicati, sempre in sintonia. «Credo che, in un’altra vita, Java fosse un levriero: nessuno ha mai visto un altro golden retriever correre come lui, sia per velocità che resistenza».

Chico si prepara a un addio che farà più male del solito. «Speravo nella mia partenza anticipata con la possibilità di adottarlo, ma non andrà così. Non sarò sorpreso se in futuro Java proverà a nuotare nell’oceano cercando di tornare da me. Spero che nel posto in cui lo porteranno ci siano alte recinzioni e massima sicurezza per contenere la sua naturale tendenza ribelle: io e lui abbiamo molto in comune. Ora mi sto lentamente adattando all’idea che Java vada in un posto migliore, mi auguro solo che non sia un piccolo appartamento senza giardino: lui è così abituato a correre chilometri con me che considera ogni pezzo di terreno calpestato come suo territorio».

Lacrime, emozione. Tristezza. «Questi ultimi giorni da vivere insieme, ogni secondo 24 ore su 24, rafforzeranno la mia memoria a lungo termine. Spero che Java superi questa separazione prima e meglio di me: quando mi sono separato da Chutney mi sono sentito come se fosse la fine del mondo, ora sento che sarà la fine dell’universo».

 

 

 

MOMENTO DEL DISTACCO

Già, Chutney, il cane con cui stava Chico un anno fa. E del quale raccontava: «Lui è un’anomalia, perché di mansueto non ha un singolo pelo. Con una fama da Tasmanian Devil (diavolo della Tasmania, una specie di marsupiale n.d.r.) era destinato all’abbattimento per il suo abbaiare considerato aggressivo e per il comportamento antisociale verso cani e persone. Fortunatamente l’ho recuperato e, anche se dubito riuscirà mai a qualificarsi come cane da servizio, almeno il suo futuro ora prevede una cuccia ed un giardino. Chutney si è legato a me in modo ossessivo e temo per una sua ulteriore traumatizzazione alla nostra, inevitabile, futura separazione. Non ci voglio pensare, questo è l’unico aspetto triste di questo incarico: il momento del distacco». Tra due giorni ci sarà quello con Java (verrà sostituito da un nuovo cucciolo), dolorosissimo. «Attualmente, mentre scrivo, si struscia come farebbe un gatto – racconta Chico - e il suo corpo è diventato parte della mia gamba. Sappiamo entrambi che questi sono i nostri ultimi giorni insieme e mi chiedo se, come quando il medico dà la notizia di una malattia terminale, sia meglio non sapere nulla e vivere felici fino a quando non accadrà l’inevitabile. Penso alla qualità del tempo che sto dedicando a lui, ai pensieri, ai discorsi interiori, al nostro difficile spiegare e comunicare. Io non abbaio, Java non parla: eppure ci capiamo perfettamente». 

 

 

 

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