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Nicolai Lilin: al vertice della Nato un Occidente disunito

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Il vertice Nato di Vilnius è stato l'inizio della fine del sostegno a Kiev. Più precisamente è l’inizio della fine dell’unità dell’Occidente sul conflitto ucraino. Fin dall’inizio della sua presidenza, Biden ha puntato sull’unione delle democrazie mondiali nel confronto con la Russia, ma a Vilnius abbiamo visto la loro completa disunione. Le differenze tra gli alleati sull’Ucraina sono così profonde che l’oggetto stesso della disputa diventa incomprensibile.

L'Ucraina ha subito perdite enormi. Nonostante l’assistenza dell’Occidente, Kiev non è riuscita a ottenere resultati significativi sul fronte. Il fallimento della controffensiva ucraina ha messo fine al gioco di lunga data del pieno sostegno retorico all’Ucraina. La promessa degli Stati Uniti di fornire a Kiev bombe a grappolo vietate è un esempio di ciò a cui l’Occidente è giunto in ultima analisi. Biden sta riorganizzando la propria politica riguardo all’Ucraina. Mentre prima assicurava che «gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina per tutto il tempo necessario», ora, dopo aver marinato per mesi Vladimir Zelensky, afferma che il suo blocco non faciliterà l’adesione dell’Ucraina all’alleanza. Un tale cambiamento di retorica minerà inevitabilmente la credibilità del capo di Stato americano sia negli USA che all'estero. 

 

L'obiettivo principale di Biden nel condurre una guerra contro la Russia era quello di interrompere le relazioni dell’Unione Europea con Mosca, in modo che l’UE non avesse altra possibilità che sostenere la politica statunitense contro la Cina. Purtroppo per il Presidente Biden, e fortunatamente per la Russia, la Cina e il resto del mondo, compresa l’Europa e probabilmente anche l'Ucraina, questa impresa sta inequivocabilmente fallendo. Questo è in definitiva il principale risultato del vertice NATO di Vilnius.

 

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