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Diocesi svizzere nello scandalo pedofilia

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Almeno 60 pensone hanno contattato gli appositi "sportelli"

Monica Rizzello
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Non si placa lo scandalo che vede coinvolti i preti e i presunti abusi commessi su minori. Le diocesi svizzere sono state infatti contattate da una sessantina di persone, che affermano di essere state vittime di abusi sessuali da parte di prelati cattolici. Lo ha confermato oggi un abate del monastero benedettino di Einsiedeln, membro di una commissione istituita ad hoc dalla Chiesa cattolica svizzera, in un'intervista al giornale svizzero-tedesco Mittelland Zeitung. Le diocesi svizzere hanno creato degli appossiti “sportelli”, ai quali è possibile rivolgersi per denunciare casi di abusi. Le segnalazioni finora ricevute, ha spiegato l'abate, devono essere ancora verificate. Nei casi accertati la Chiesa non sporgerà denuncia, ma cercherà di convincere le vittime a farlo: “Riteniamo importante - ha spiegato l'abate - che sia la vittima stessa a decidere i passi da intraprendere”. I preti sospettati di aver compiuto abusi saranno oggetto di un'inchiesta interna condotta dalla Chiesa. Nel caso di confessione di un pedofilo "il segreto della confessione non sarà violato", ha precisato l'abate, "ma si può fare dell'autodenuncia una condizione imprescindibile per l'assoluzione".

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