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Gaza, tutti i morti causati dagli errori dei terroristi islamici

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Claudia Osmetti
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L’11 maggio scorso, Layan Midawekh, di appena dieci anni, è morta a Gaza dopo che le è esploso sulla testa un razzo difettoso sparato dalla Jihad islamica. Sotto gli stessi “colpi amici” è morta anche Yazen Alian, di sedici anni. Sia Layan che Yazen erano civili palestinesi. Nelle stesse ore altri due palestinesi sono morti, a Beit Hanun, per altrettanti missili della Jihad islamica che hanno fatto cilecca. Le loro quattro bare sono entrate nel computo delle “perdite palestinesi”: senza che sia stato specificato come quelle vite si siano in effetti spezzate e, quindi, mettendole tacitamente sul conto dei “crimini” di Israele.

 

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Il 7 agosto 2022 un razzo lanciato da Gaza è caduto vicino a una clinica di Jabalia, nella stessa zona, e ha ucciso due civili. Il giorno dopo le Idf hanno puntualizzato che dei 1.100 razzi lanciati dalla Jihad islamica e da Hamas in una manciata di giorni, 200 (uno su cinque) sono caduti all’interno della Striscia uccidendo almeno quindici palestinesi. Per tutto il 2021 il Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei territorio occupati, il B’Tselem, testimonia 27 palestinesi uccisi dai palestinesi: 25 nella Striscia di Gaza (sette bambini). Il 5 maggio del 2019 sono morte una neonata di quattordici mesi e sua madre che era incinta: «Non uccise da un attacco israeliano, ma da armi difettose della Jihad islamica», hanno precisato i riservisti sul campo.

 

 

Di nuovo B’Tselem riporta che, tra il giugno del 2004 e il luglio del 2014, i civili israeliani morti sotto i missili di Gaza sono stati ventisei, quelli palestinesi undici. Nell’agosto del 2014 un razzo palestinese si è schiantato sul campo profughi palestinese di al-Shati e ha ucciso tredici civili, tra i quali undici bambini. Potremmo andare avanti, ma la verità è che l’ospedale di Gaza colpito martedì ha dei precedenti che si ascrivono nel capitolo della guerriglia (spesso artigianale) e non della guerra che Israele fa per difendersi. Tutto il resto (a cominciare dalla vergognosa reazione d’acchito di certa stampa occidentale) è propaganda. 

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