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Strage degli artiglieri, scontro Zaluzhny-Zelesnky: il premier ucraino può crollare

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La celebrazione della Giornata dell’Artigliere è finita nel sangue. Venerdì 3 novembre, infatti, diciannove giovani artiglieri della 128esima brigata d'assalto della Trascarpazia sono stati uccisi da un missile russo mentre aspettavano di ricevere una medaglia. Una tragedia questa che ha fatto salire la tensione tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i vertici militari delle forze armate. La cerimonia, riporta La Repubblica, era stata organizzata "nella piccola piazza d’armi di un accampamento ricavato in un villaggio a una trentina di chilometri dal fronte". I soldati "stanno per essere premiati. Il loro comandante, il tenente colonnello Dmitry Lysyuk, è in ritardo. Quaranta minuti dopo, alle 10.10" mentre sono lì che aspettano "dal cielo piove un missile Iskander-M russo. Un drone, si scoprirà più tardi quando cominceranno ad uscire le immagini sui social, li osservava dall’alto, indisturbato. E aveva potuto dare in tempo le coordinate giuste per colpire". 

E così è stato: diciannove ragazzi, "i migliori artiglieri del battaglione, giacciono morti tra i mattoncini del giardino recintato in cui dovevano essere celebrati", si legge nel reportage. "Una catena di errori, dalla celebrazione in campo aperto al raggruppamento anticipato e alla vicinanza al fronte, che da giorni scioccano e indignano gli ucraini".

 

E Zelensky – che proprio venerdì aveva smentito lo "stallo" al fronte denunciato dal capo delle sue forze armate, il generale Zaluzhny – parla di una “tragedia che poteva essere evitata", "l’indagine è in corso". Perché qualcuno ha sbagliato e questa è l'unica certezza. Ma la tensione tra i due è alle stelle. "Sono e restano i due uomini più amati e rispettati dagli ucraini, e sono potenziali rivali politici. Il loro rapporto si è sempre retto sulla netta separazione dei compiti: Zelensky si occupa di reclutare fondi e aiuti militari gestendo i rapporti con gli alleati; Zaluzhny ha carta bianca sul campo di battaglia. Ma ogni tanto questo rapporto si incrina".  E ora "pare spezzato definitivamente".

Da parte sua "Zaluzhny ha mostrato il 're nudo' di una controffensiva che non ha ottenuto i risultati voluti, sebbene il presidente continuasse a promettere lo sfondamento imminente delle linee russe per arrivare al mar Nero. Rompendo il silenzio dopo quasi due anni, Zaluzhny ha ammesso che la controffensiva è ferma: non può avanzare perché è subentrato 'lo stallo', la guerra di trincea 'come nella prima guerra mondiale'; uno stallo tecnologico che non permette a nessuno dei due fronti di rompere le linee altrui".

Zelensky ha risposto duramente, "ha licenziato per decreto il capo delle forze per le operazioni speciali, Viktor Khorenko", "ha nominato lo sconosciuto colonnello Sergei Konstantinovich Lupanchuk, un signor nessuno calato a dirigere un corpo delicatissimo". La rottura tra il presidente e il generale "è quindi a un punto di svolta, e apre mille scenari su cui si scatenano i commenti".  Soprattutto bisogna riflettere sul fatto che il generale Zaluzhny è "un uomo troppo prudente per esporsi, come ha fatto sull’Economist, senza avere sostegno dentro e fuori dall’Ucraina". È la fine di Zelensky?

 

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