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Hamas "rifiuta il carburante per gli ospedali": cercano la strage?

Mirko Molteni
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C’era la possibilità di liberare, per cominciare, 80 degli oltre 220 ostaggi israeliani rapiti dai terroristi di Hamas negli attacchi del 7 ottobre. Ma il movimento palestinese ha sospeso la trattativa, volendo legarla all’assedio delle truppe israeliane all’ospedale Al Shifa, nel Nord della Striscia di Gaza.

La speranza era stata lanciata ieri da un funzionario americano dell’amministrazione Biden: «È possibile il rilascio di 80 fra donne e bambini da parte di Hamas in cambio della liberazione da parte israeliana di donne e ragazzi palestinesi detenuti dallo stato ebraico». Secondo Washington si stanno «esplorando anche altre opzioni», favorite dalla mediazione del Qatar, paese vicino ad Hamas. Ma nel pomeriggio un funzionario di Hamas ha fatto sapere all’agenzia Reuters che i negoziati sugli ostaggi sono stati sospesi «a causa della gestione israeliana dell’ospedale Al Shifa».

 

Il movimento mercanteggia quindi sugli ostaggi per convincere l’esercito ebraico a sospendere l’offensiva nell’area di Al Shifa, nel cui sottosuolo c’è la fortezza di tunnel in cui si rifugia il comandante palestinese Yayha Sinwar. Per giunta, come dichiarato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, Hamas ha rifiutato da Israele una fornitura di gasolio con cui alimentare i gruppi elettrogeni dell’ospedale. Il direttore di Al Shifa, Mohammad Abu Salmiya, lamenta il dramma dei bambini nelle incubatrici ormai non funzionanti, oltre alla mancanza di ossigeno e di sistemi per dialisi: «Siamo un ospedale per disabili. Nessuno dei dipartimenti può fornire servizi, e senza ossigeno, dialisi e sale operatorie non possiamo aiutare affatto.

Mancano ambulanze con attrezzature essenziali peri neonati prematuri. E l’esercito israeliano non consente di evacuare». Per il direttore di tutti gli ospedali di Gaza, Muhammad Zaqout: «Sono 630 i pazienti in pericolo all’ospedale di Al Shifa, di cui 36 sono bambini». Al Shifa ospita inoltre 1500 sfollati civili, mentre i carri armati ebraici sono a soli 200 metri di distanza. Fonti dell’esercito israeliano hanno dichiarato invece che «stiamo aprendo corridoi attorno agli ospedali di Al Shifa, Rantisi e Nasser, per far sfollare i civili verso Sud». L’operazione militare terrestre nella Striscia di Gaza prosegue e Israele sa che se deve annientare Hamas, deve spingersi dove si estendono le basi sotterranee del nemico. Ieri truppe della Brigata Harel operavano ad Elkarmen, tra Beit Hanoun e Jabalia, mentre il capo di stato maggiore dell’esercito, generale Herzi Halevi, ha volato in elicottero su Gaza per supervisionare personalmente i combattimenti. Halevi ha parlato via radio con le truppe della Brigata Golani: «Ai soldati dico che stanno facendo un lavoro importante. Ognuno è dietro di voi e l’intero esercito lavora per la vostra avanzata fino alla vittoria». Sanno di avere di fronte un nemico feroce.

 

In effetti, il presidente israeliano Isaac Herzog ha ieri mostrato una copia in arabo del Mein Kampf di Hitler «trovata nella cameretta per bambini di un appartamento di Gaza che Hamas usava come base». Ha spiegato Herzog: «Nel testo c’erano appunti dei terroristi, hanno segnato le sezioni e studiato ancora e ancora l’ideologia di Adolf Hitler per odiare gli ebrei, per uccidere gli ebrei, per bruciare e massacrare gli ebrei ovunque si trovino. Questa è la vera guerra che stiamo affrontando». Anche su testi nazisti, quindi, si formano i jihadisti di Hamas. Dal Libano, gli Hezbollah hanno lanciato nuovi razzi sulla Galilea, ferendo sei israeliani presso Dovev e colpendo anche Zarit, Yifatch e Aramshe. Inoltre cresce la minaccia dalla Siria, retrovia delle milizie filoiraniane ostili a Israele. Secondo l’Osservatorio Siriani Diritti Umani, 700 combattenti siriani, iracheni, libanesi e palestinesi filo-iraniani sono stati schierati nella Siria sud-occidentale sulle alture del Golan, soprattutto fra Qunaytra e Daraa. 

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