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Turchia, ecco come prova a risuscitare l'antisemitismo in Germania

Mirko Molteni
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Man mano che Israele conquista posizioni nella Striscia di Gaza, la Turchia, amica di Hamas, reagisce con un'offensiva diplomatica. Il presidente turco Recep Erdogan ha già definito i terroristi del 7 ottobre «combattenti per la libertà». Oggi incontrerà in Germania il cancelliere Olaf Scholz per lanciargli un monito che sa di minaccia. Per Ankara: «Il presidente Erdogan porterà un messaggio all'Occidente per chiarimenti sul conflitto Hamas-Israele. E capire la vera posizione del governo tedesco, incerto dinanzi ai massacri perpetrati da Israele». Erdogan chiede l’incriminazione del premier Benjamin Netanyahu «per genocidio» alla Corte dell'Aja. Non una parola sui massacratori di Hamas, che il 7 ottobre braccavano scientemente donne e bambini ebrei in quanto tali, realizzando, lì sì, un “assaggio” di genocidio, diversamente dal fatto che le vittime civili dei bombardamenti israeliani sono invece collaterali e non mirate in quanto tali.

Ieri il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha già accusato l'Occidente di «silenzio di fronte alla vergogna dell'assedio di Gaza». Erdogan lancia ora un segnale inquietante scegliendo questo momento per la sua prima visita, in tre anni, in Germania, dove abitano 3 milioni di immigrati turchi. Quasi un tacito “ricatto” da quinta colonna.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha invece preso di petto i paesi sudamericani che, spesso in affari con l'Iran, hanno condannato lo Stato ebraico per l'intervento nella Striscia: «Credo che i leader di Venezuela, Colombia, Bolivia, Cile e altri, che ci hanno criticato, dovrebbero mostrare un po' di decenza e rispetto esercitando pressioni sull'Iran e sui suoi alleati, tra cui Hamas, per far liberare gli ostaggi». Ha detto «ai leader sudamericani di guardarsi allo specchio e capire che potrebbero essere i prossimi», a subire il terrorismo. In Israele ha iniziato ieri il suo tour diplomatico il rappresentante Esteri dell'Unione Europea Josep Borrell, che visitando il kibbutz di Beeri, assalito un mese fa dai terroristi, ha detto ai parenti delle vittime: «Israele non si lasci consumare dalla rabbia». Ma non è facile, dopo una strage simile. Borrell proseguirà in Cisgiordania, Bahrein, Arabia Saudita, Qatar e Giordania.

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