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Javier Milei, "guai ai comunisti": la minaccia, chi vuole far fuori

Giovanni Longoni
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Per gli auguri di Natale il presidente argentino Javier Milei è apparso in un video, diffuso sui suoi social, senza la fedele motosega con cui ha fatto tutta la campagna elettorale; al posto dell’attrezzo anti-statalista, impugnava un mazza da baseball. Con uno sguardo minaccioso, ha salutato i suoi concittadini: «Buone vacanze e attenzione a non diventare comunisti». Comunisti con la «o», ma andava bene anche con la «u», come pronunciava l’esecrata parola Silvio Berlusconi.

Milei, che si è insediato alla Casa Rosada il 10 dicembre, è partito subito col piede sull’acceleratore: il suo governo ha presentato misure di deregulation nel decreto urgente del 21 dicembre scorso. Un “decretazo” che ha cancellato o riformato più di 300 rgolamenti in materia di commercio interno ed estero. Una mossa che ha suscitato un’ondata di proteste da parte dei mantenuti del precedente regime.

«Tutte le aziende statali devono essere chiuse. Tutte le aziende statali sono in perdita. Perché devo sostenere la televisione e pagare stipendi scandalosi, quando ci sono bambini che hanno fame? Lo Stato non ha motivo di partecipare all’economia». Così è tornato sulla questione Milei, intervenuto ieri a una trasmissione della tv argentina condotta da Mirtha Legrand. Javier ha sparato a zero contro le agenzie statali osservando che generano perdite equivalenti a 1 punto di Pil. Il presidente argentino ha invitato il Congresso a tenere sessioni straordinarie per discutere le sue riforme controverse.

 

A questo proposito, ha ribadito la necessità di aggiustamenti fiscali e ha ribadito il principio guida del decreto di necessità e urgenza: «L’obiettivo di questa DNU è quello di provocare uno shock per gli investimenti e porre fine ai chioschi della casta». Poi ha aggiunto: «Siamo stati costretti a fare un aggiustamento fiscale molto duro. Ma siamo fiduciosi che se riusciremo a sostenerlo sarà molto positivo». L’esecutivo non rinnoverà circa 5.000 contratti pubblici il prossimo anno e rivedrà più di un milione di piani sociali alla ricerca di irregolarità: lo ha dichiarato il portavoce presidenziale Manuel Adorni, annunciando anche i contratti pubblici firmati nel 2023 che terminano il 31 dicembre non saranno rinnovati nel 2024, mentre gli altri entreranno in un processo di revisione di novanta giorni. Il governo ritiene che 160.000 beneficiari ricevano aiuti in modo «irregolare».

 

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