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Selvaggia Lucarelli, le assurde lezioni di giornalismo sugli stupri di Hamas

Giovanni Sallusti
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Il 2024 debutta all’insegna del surrealismo spinto: Selvaggia Lucarelli dà lezioni di giornalismo al New York Times. No, niente postumi etilici del cronista, recatevi sulle pagine social della collega travaglina, e avrete un puro distillato di postmoderno. Penultimo post: “Le mie pagelle di Ballando”. Ultimo post: «Ho letto l’inchiesta del New York Times sugli stupri di Hamas e ho molte cose da dire». E con tutta l’autorevolezza di chi ha appena disquisito sulle piroette di Wanda Nara e Rosanna Lambertucci, vien da aggiungere, ragion per cui il coordinatore dell’inchiesta, il Premio Pulitzer Jeffrey A. Gettleman, starà passando nottate insonni, devastato dalla stroncatura lucarelliana.

Ora, non sappiamo perché Selvaggia abbia deciso di abdicare così spettacolarmente al principio di competenza, riponendo la paletta da giurata e addentrandosi nell’analisi del pogrom d’inizio millennio, ma sicuramente una come lei, che scorge potenziali femminicidi ogni volta che un becero maschio italico sfiora accidentalmente un ginocchio femminile, non potrà che gridare allo scandalo universale per le donne israeliane violate, seviziate, smembrate dai nazislamisti di Hamas. E invece, dopo il principio di competenza salta anche quello di non contraddizione.

 

 

Certo, la neoanalista parte con la pseudoconcessione «ritengo plausibile che siano avvenuti degli stupri il 7 ottobre», che è un po’ come dire “ritengo plausibile che qualcuno non sia uscito vivo da quelle docce ad Auschwitz-Birkenau”. Però, anzitutto, il New York Times «ha una linea editoriale filoisraeliana», e a questo punto non sappiamo a quale New York Times si riferisca. Se è quello con sede a Manhattan, 620 8th Avenue, proprio no, è la Bibbia dell’America Woke e terzomondista a distanza, ha pubblicato caterve di editoriali critici col governo di Netanyahu, ha perfino utilizzato il lavoro di alcuni fotoreporter “locali” che sfoggiavano dichiarazioni di antisemitismo. Quindi, non c’è faziosità, al massimo c’è stata al contrario. Ma per Selvaggia non ci sono nemmeno «prove», solo «una confusa accozzaglia di testimonianze», con «l’aggravante che le fonti sono troppo spesso l’Idf e foto o ricordi». Cioè: le testimonianze non bastano (curiosamente, proprio nel caso di donne ebree), i ricordi sono confusi, chissà se avevano i jeans o la minigonna, le foto potrebbero essere frutto di complotto giudaico-massonico, per non parlare dell’esercito dell’unica democrazia del medio Oriente, certamente non affidabile come l’ufficio stampa di Hamas.

«Del resto», prosegue il crescendo dadaista, «sappiamo come è andata la storia dei bambini decapitati». Certo, c’erano, sono state ritrovate teste staccate dai corpicini, peraltro anche se i bimbi israeliani in quell’immane 7 ottobre fossero stati solamente sgozzati o uccisi da pallottole la profondità dell’abiezione non muterebbe di una virgola, vero Selvaggia? Niente, lei lamenta che «Israele organizza proiezioni sull’orrore a cui invita giornalisti amici», che è un po’ come lamentarsi che si organizzino proiezioni sull’Olocausto, è il culto della memoria improvvisamente selettiva, gli ebrei di ieri sì, gli ebrei di oggi no, non rompano con le immagini che documentano l’antisemitismo del 2024, si accontentino di una giornata all’anno per l’antisemitismo che fu. Perché l’obiettivo di tutta questa “propaganda splatter” rilanciata da quei sionisti incalliti del NYTimes è, udite udite, «deumanizzare il nemico».

 

 

Il nemico, torniamo un secondo alla realtà, è Hamas, è il totalitarismo islamista che vuole cancellare l’ebreo dalla faccia della Terra, è come l’Isis, sono le Ss contemporanee. La giurata di prima serata non se ne rende conto, ma è come se s’indignasse perché qualcuno vuole “deumanizzare” Himmler, “deumanizzare” Al-Baghdadi, “deumanizzare” il lager o la teocrazia degli ayatollah. Non si deumanizza l’inumano, lo si combatte oppure si fa il suo gioco. Uno dei modi per farlo si chiama relativizzazione. E l’analista in ansia per la disumanizzazione degli stupratori coranici ce ne fornisce un esempio: «Tra l’altro lo stupro è orrore, ma le donne di Gaza, la loro psiche, i loro corpi, non se la passano meglio. Molte sono morte sotto le bombe, altre sono vedove». Ha ragione Selvaggia, e i colpevoli sono sempre loro, sì, proprio le «bestie inumane di Hamas». Oppure le migliaia di civili tedeschi sepolti dalle bombe erano colpa degli Alleati, che stavano combattendo il nazismo? Con chi sarebbe stata Selvaggia allora, con l’orrore antisemita o con la libertà? Meglio tornare alla paletta, va’.

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